mercoledì 10 aprile 2019

La cura di sé


Nella religione che ci è toccata in sorte si fa un gran parlare di “amore verso gli altri”. E andrebbe bene se non ci si dimenticasse dell’ “amore verso se stessi”, che è ancora più basilare. Infatti, senza questo amore verso di sé, è impossibile amare gli altri.
       Che tipo di amore può esserci in una famiglia in cui i genitori non provano amore verso di sé? Certamente un amore malato.
       Il fatto è che ogni individuo è una relazione nucleare, dove se non c’è amore e autostima interiori, ogni rapporto con gli altri è falsato. Un uomo che disprezzi se stesso (e una volta la religione invitava proprio a questo “disprezzo di sé”) vedrà gli altri in maniera distorta.
       Naturalmente si tratta di una catena. Se nasciamo in una famiglia in cui i genitori non amano se stessi, anche noi non ameremo noi stessi, e così via. Non ci sarà fiducia, non ci sarà vera apertura e si cercherà nelle relazioni affettive contorte compensazioni. Se non accettiamo noi stessi, come potremo accettare gli altri?
       Accettazione significa lasciar perdere ogni idea di perfezione secondo modelli che non ci appartengono ma che ci vengono trasmessi dai genitori, dagli insegnanti, dai preti e dalla società in genere. No, noi dobbiamo scoprire il nostro modello, che può essere ben diverso da quello che ci viene imposto.
       Dobbiamo essere noi stessi, non conformarci a schemi imposti dall’esterno.
È qui che entra in campo l’amore di sé. Dobbiamo essere così intelligenti da capire chi siamo, che cosa ci è stato imposto, che cosa ci è stato tolto o aggiunto, quali distorsioni ci sono state provocate. Se non amiamo parti di noi, domandiamoci se è giusto o no. Non dimentichiamoci che possiamo essere i più severi e implacabili giudici di noi stessi e che possiamo essere più duri verso noi stessi che verso gli altri.
Prendiamoci l’impegno di curarci di noi stessi, nel doppio senso del verbo: stare attenti a ciò che siamo o che siamo diventati e cercare di curarci.
La cura di sé – ecco la grande dimenticata.
Come dice Haemin Sunim, monaco zen coreano, “la guarigione ha inizio quando cominciamo a prenderci cura di noi stessi”.

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