Difficile conoscere gli
altri, difficile conoscere se stessi. Talvolta non sappiamo nemmeno che cosa ci
passa nella testa. Allora può essere molto utili un metodo impiegato nella
meditazione: quello dell'etichettatura degli stati d'animo.
Quando si è seduti in meditazione, si tratta
di identificare ciò che proviamo e pensiamo. Se per esempio stiamo seguendo il
respiro, prima o poi perderemo la concentrazione, perché la nostra mente sarà
attraversata da pensieri o da sensazioni estranee. Parlo di pensieri e sensazioni
per semplificare. Ma in realtà si tratta di ogni genere di contenuto mentale.
Anziché infastidirci e smettere di meditare, si consiglia di prender nota di
ciò che ci distrae.
Molte volte questa operazione
può essere semplice: per esempio, possiamo etichettare "sogno ad occhi
aperti... sogno ad occhi aperti", "ricordo... ricordo",
"preoccupazione... proccupazione", "ansia... ansia",
"rabbia... rabbia", "amore... amore", "odio...
odio", "fantasia... fantasia", "noia... noia",
"tristezza... tristezza", eccetera eccetera. Ma talvolta si tratta di
stati d'animo difficili da definire perché molto complessi: senso di malessere,
voglia di muoversi, speranza anticipatoria, insoddisfazione, disagio,
disperazione, blocchi nevrotici e così via.
Comunque sia, il fatto di identificarli
ha due vantaggi. Prima di tutto, si prendono le distanze dallo stato mentale
disturbante; e secondariamente, ci consente una migliore conoscenza di noi
stessi, di tutto ciò che bolle nel pentolone della nostra mente.
Non per nulla, questo metodo
viene utilizzato anche dalla psicoterapia. Spesso le persone sono talmente
alienate da se stesse che non sanno neppure che cosa provano.
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