I
ricchi sono tutti uguali. La loro unica arma sono i soldi. E, se sono credenti
o se vogliono acquisire consenso popolare, fanno beneficenza… tutta roba che
deve vedersi e suscitare ammirazione. Il
loro ragionamento è sempre lo stesso: “Se io costruisco questa chiesa o se
faccio donazioni alla religione, ne avrò certamente un ritorno, in questa vita
o nell’altra.
Così
ragionava anche il potente imperatore cinese Wu all’epoca in cui sentì parlare
di Bodhidharma, un monaco buddhista di origine indiana che diffondeva i
principi della nuova religione che più tardi sarebbe diventato lo zen. Un
giorno lo mandò a chiamare e gli domandò: “Ho fatto costruire templi, ho fatto
tradurre sacre scritture, ho sovvenzionato tanti monaci… quali meriti ho
ottenuto?”
“Nessun
merito.”
“Come
mai?” gli rispose contrariato l’imperatore che era convinto di aver acquisito
un buon posto in cielo o una favorevole rinascita in questo mondo.
“Perché
in tutte queste opere non c’è alcun merito.”
“Ma
allora come si accumula il merito religioso?”
“Comprendendo
la vera natura delle cose.”
L’imperatore
non capiva. “Quali sono i sacri principi della tua nuova religione?”
“Che
non c’è alcun sacro principio.”
“Allora
tu chi sei?”
“Nessuno
lo sa.”
“Ma
che cosa insegni?”
“Insegno
qualcosa che avviene al di fuori delle scritture, indipendente da parole e da
lettere. Punta direttamente allo spirito dell’uomo e consiste nel contemplare
la propria vera natura.”
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