Il
fatto che nelle nostre società le droghe siano così diffuse ci dice chiaramente
che il disagio è molto diffuso. Perché questo bisogno di instupidirsi, di
dimenticare o di stimolarsi? Evidentemente la sofferenza è tanta. E non dipende
neppure dalle condizioni economiche, dato che siamo nella parte più fortunata
del mondo.
No,
si tratta della sofferenza endemica dell’essere umano che si trova in una
situazione paradossale, gettato in un mondo dove la lotta e la competizione
sono continue e dove non è ben chiaro che cosa ci stiamo a fare. È un dono, un premio, un castigo? Per molti è una gran
pena.
Ci
sono i poveri che si drogano, ma ci sono anche i ricchi e famosi. Sembra che
tutti abbiano qualcosa che gli rode, sembra che l’insoddisfazione sia generale.
Gli
altri animali non hanno di questi rovelli. Per loro la vita è semplice. Per l’uomo
no. L’uomo ha una coscienza che diventa dolorosa quando si accentra sulla
consapevolezza della morte. Perché faticare tanto, perché soffrire tanto se poi
tutto deve finire?
I
vecchi lo sanno, e infatti sono per lo più depressi e sconsolati e devono
essere drogati artificialmente dai medici che li curano. Ma evidentemente lo
sanno anche i giovani che sono in fila presso gli spacciatori.
Tutti
in una forma o l’altra si drogano. E la chimica non fa che sfornare nuovi
tranquillanti o eccitanti. Seguendo in questo i trucchi della natura che, per
spingerci a vivere, utilizza le droghe naturali degli ormoni secreti dal
cervello. L’amore che viene così esaltato è il prodotto di una di queste droghe
che vuole portarci a riprodurci nonostante la possibile insensatezza dell’atto.
Se
soffriamo tanto, perché mettere al mondo altri che dovranno soffrire?
Nella
nostra retorica ufficiale, la vita merita di essere vissuta, anche se è
orribile o termina a pochi mesi o anni. O anche se dura troppo, fino a una
vecchiaia decadente che è l’anticamera dell’inferno.
La
grande domanda è sempre la stessa – ne vale
la pena?
Alcune
grandi spiritualità non esaltano acriticamente l’esistenza (come fanno le
nostre), ma ci inducono a riflettere sulla necessità di superare anche il
desiderio di vivere o non vivere.
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