Tutte le
religioni antiche, in Occidente e in Oriente, al nord e al sud, si basavano sui
sacrifici: chi voleva chiedere un intervento da parte di qualche divinità,
prendeva un certo numero di animali (e magari di uomini) e li offriva in
sacrificio. Come mai? Che idea avevano della divinità? L'idea era quella di un
potente che bisognava ingraziarsi offrendogli qualcosa in cambio: la vita di
esseri viventi. Do ut des. Uno scambio di favori: tu mi aiuti e io ti
offro questo.
Purtroppo ad una simile idea si arriva
partendo dalla convinzione che si possa mercanteggiare con Dio, un Dio che è
inevitabilmente concepito a misura d'uomo, pronto a trattare.
Ai tempi di Gerusalemme antica, il Tempio
era un enorme mattatoio, dove il credente comprava dai mercanti gli animali da
macello e li offriva sull'altare. Gesù se la prese con questi mercanti. Ma in
realtà se la prendeva con i sacerdoti del Tempio e con quella religione dei
sacrifici che pretendeva di mercanteggiare con Dio. I religiosi del suo tempo
lo capirono e da quel momento decisero di farlo fuori.
Il paradosso è che i cristiani
interpretarono la sua morte, proprio come un sacrificio voluto dallo stesso
Dio.
È finita questa mentalità? Non direi
proprio. Ancora oggi, nel credente c'è l'idea che, se vuole ottenere qualcosa
da Dio, deve offrirgli in cambio qualcos'altro - un sacrificio appunto.
"Non farò questo, farò quello..." insomma uno scambio di favori, una
trattativa.
Ecco perché io sostengo che alla base
delle religioni monoteistiche vi sia l'economia, il mercanteggiamento. Anche la
religione si è piegata alla logica economica, tant'è vero che oggi il nuovo e
vecchio Dio si chiama Denaro. E ci domina tutti, dalla mattina alla sera.
Pensateci un po': passate più tempo e impiegate più energie per guadagnare
denaro o per pregare Dio?
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