Non bisogna
credere che in meditazione basti svolgere qualche pratica, come seguire il
respiro, cercare la calma, fare il vuoto mentale, concentrarsi sull'hara,
dirigere l'energia o ripetere un mantra. Tutte queste tecniche hanno un loro
valore, ma non esauriscono la gamma delle possibilità. C'è anche il problema di
affrontare se stessi, le proprie paure, le proprie ansie, i propri difetti...
per sapersi correggere, per vedersi, per conoscere se stessi. E non è finita:
bisogna poi considerare il proprio ego come qualcosa che va superato,
varcandone i confini. L'ego, infatti, non è solo il nostro veicolo
fondamentale, ma anche la nostra prigione.
Tutti questi metodi non vanno visti come
alternativi, ma come tanti aspetti di un'unica realtà.
Per esempio, la calma serve perché senza
di essa non si vede chiaro. La tranquillità è utile per essere equanimi. La
concentrazione sul respiro serve per diventare calmi e lucidi. Gli esercizi
energetici servono a migliorare la salute e l'equilibrio. La conoscenza di sé è
importante per superare i blocchi nevrotici e i difetti. Fare il vuoto mentale
serve ad entrare in contatto con il fondo del proprio essere. Essere attenti
serve ad essere più consapevoli. Essere più consapevoli serve a conoscere se
stessi... E superare i confini dell'ego serve a percorrere la via della
trascendenza.
Insomma esistono tante tecniche che vanno
integrate.
Massimo Bucchi ha disegnato su "Il
Venerdì" del 18-01-2013 una vignetta in cui un uomo che medita prima dice:
"Quando vi accorgerete che state diventando voi stessi..." e poi
aggiunge: "quello è il momento esatto in cui dovete lasciar perdere."
Ma non è una battuta: è proprio così. Quando avrete capito chi siete, dovrete
lasciar cadere l'ego intero.
Dogen diceva: "Apprendere il
buddhismo è conoscere se stessi. Conoscere se stessi è dimenticare se stessi.
Dimenticare se stessi è risvegliarsi alla realtà".
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