mercoledì 24 aprile 2019

La dimostrazione dell'esistenza di Dio


Una delle ossessioni della mente umana è sempre stato il tentativo di dimostrare con la sola logica l'esistenza di Dio. Ci ha riprovato anche il matematico Harvey Friedman, riprendendo un argomento di Kurt Gödel. Tutto parte dalla vecchia dimostrazione ontologica di Anselmo di Aosta, il quale diceva: se concepiamo Dio come l'essere perfettissimo, non può mancargli la caratteristica positiva dell'esistenza. Già questa partenza è sbagliata per almeno tre motivi: primo perché non è detto che Dio sia perfettissimo, secondo perché qualunque cosa da noi concepita come perfettissima dovrebbe essere esistente (quindi se noi pensassimo ad un asino con le ali "perfettissimo", questi dovrebbe necessariamente esistere) e terzo perché l'esistenza in sé non è detto che sia una qualità positiva. Dio potrebbe anche essere il non-essere, il nulla o il vuoto. Infine nessuna dimostrazione puramente logica è mai valida finché non arriva la controprova empirica: non è così che funziona la scienza? E dov'è la controprova empirica?
       Come scriveva Piergiorgio Odifreddi, in Repubblica.it, "Gödel definì Dio come un 'essere positivissimo', cioè avente tutte le proprietà positive. E dimostrò facilmente che, nel caso di un universo finito, Dio esiste e ha esattamente tutte e sole le proprietà positive. Il caso di un universo infinito è più complicato, ma Gödel dimostrò che anche in quel caso Dio esiste, purché si faccia un'ipotesi aggiuntiva: che 'essere Dio' sia anch'essa una proprietà positiva.
       "L'ipotesi è controversa, naturalmente, visto che un seguace della teologia negativa, o un ateo, potrebbero pensare esattamente il contrario. Ma, soprattutto, l'ipotesi aggiuntiva rende banale la dimostrazione, perché equivale a dire che le proprietà positive sono appunto tutte compatibili fra loro: dunque, è solo un modo mascherato di postulare che l'essere perfettissimo esiste.
       "Il problema era che l'ultrafiltro usato da Gödel, come si è detto, è banale. Si trattava dunque di trovarne uno che fosse teologicamente rilevante come quello, ma allo stesso tempo matematicamente non banale, in modo da permettere una dimostrazione di consistenza. Il modo per farlo (che è troppo complesso per essere riassunto qui) venne a Friedman al congresso di Heidelberg su 'Il dialogo tra scienza e religione: passato e futuro' dello scorso ottobre, in onore del centenario della nascita di John Templeton."
       Ma si tratta di pasticci logico- matematici che lasciano il tempo che trovano. Questi studiosi partono da un presupposto sbagliato: che Dio risponda alla nostra logica. Invece un Dio che rispondesse o utilizzasse la nostra stessa logica, non sarebbe affatto perfettissimo. Sarebbe come minimo duale. Sarebbe una mezza cartuccia, più o meno come l'essere umano. La trascendenza è tale proprio perché trascende la nostra limitata logica dualistica. Oggi come oggi, Dio non può essere pensato dall'uomo. Per ragionare su Dio bisogna che prima l'uomo sviluppi un'altra mente.
       In ogni caso, i credenti se ne facciano una ragione. Anche se un matematico dimostrasse l'esistenza di Dio, non sarebbe nessun Dio storico (quello in cui loro credono): sarebbe una pura idea della mente.
       Ma, secondo me, la più forte confutazione dell’esistenza di un Dio perfettissimo è proprio… il mondo, il suo presunto creato, che è tutt’altro che perfetto, anzi pieno di imperfezioni, di difetti e di cose inutili o fatte male. Il tutto sembra avere a che fare più con uno sviluppo autonomo e un po’ avventuroso che con la creazione di un Essere perfettissimo.

2 commenti:

  1. È vero il mondo è imperfetto e pieno di male, ma, chiedo: non può essere che il mondo è nato perfettissimo e l'uomo, con il libero arbitrio che ha ricevuto, l'ha ridotto ad un'autentica monnezza?

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  2. L'Anonimo ha perfettamente ragione. Il problema è che Friedman, con soli ragionamenti da logico matematico, ha dato un pugno nello stomaco alla solita eterna galassia di sedicenti razionalisti atei a cui adesso manca la terra sotto i piedi. E rosicano senza tregua...

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