Una delle
ossessioni della mente umana è sempre stato il tentativo di dimostrare con la
sola logica l'esistenza di Dio. Ci ha riprovato anche il matematico Harvey
Friedman, riprendendo un argomento di Kurt Gödel. Tutto parte dalla vecchia
dimostrazione ontologica di Anselmo di Aosta, il quale diceva: se concepiamo
Dio come l'essere perfettissimo, non può mancargli la caratteristica positiva
dell'esistenza. Già questa partenza è sbagliata per almeno tre motivi: primo
perché non è detto che Dio sia perfettissimo, secondo perché qualunque cosa da
noi concepita come perfettissima dovrebbe essere esistente (quindi se noi
pensassimo ad un asino con le ali "perfettissimo", questi dovrebbe
necessariamente esistere) e terzo perché l'esistenza in sé non è detto che sia
una qualità positiva. Dio potrebbe anche essere il non-essere, il nulla o il
vuoto. Infine nessuna dimostrazione puramente logica è mai valida finché non
arriva la controprova empirica: non è così che funziona la scienza? E dov'è la
controprova empirica?
Come scriveva Piergiorgio Odifreddi, in
Repubblica.it, "Gödel definì Dio come un 'essere positivissimo', cioè
avente tutte le proprietà positive. E dimostrò facilmente che, nel caso di un
universo finito, Dio esiste e ha esattamente tutte e sole le proprietà positive.
Il caso di un universo infinito è più complicato, ma Gödel dimostrò che anche
in quel caso Dio esiste, purché si faccia un'ipotesi aggiuntiva: che 'essere
Dio' sia anch'essa una proprietà positiva.
"L'ipotesi è controversa,
naturalmente, visto che un seguace della teologia negativa, o un ateo,
potrebbero pensare esattamente il contrario. Ma, soprattutto, l'ipotesi
aggiuntiva rende banale la dimostrazione, perché equivale a dire che le
proprietà positive sono appunto tutte compatibili fra loro: dunque, è solo un
modo mascherato di postulare che l'essere perfettissimo esiste.
"Il problema era che l'ultrafiltro
usato da Gödel, come si è detto, è banale. Si trattava dunque di trovarne uno
che fosse teologicamente rilevante come quello, ma allo stesso tempo
matematicamente non banale, in modo da permettere una dimostrazione di
consistenza. Il modo per farlo (che è troppo complesso per essere riassunto
qui) venne a Friedman al congresso di Heidelberg su 'Il dialogo tra scienza e
religione: passato e futuro' dello scorso ottobre, in onore del centenario
della nascita di John Templeton."
Ma si tratta di pasticci logico-
matematici che lasciano il tempo che trovano. Questi studiosi partono da un
presupposto sbagliato: che Dio risponda alla nostra logica. Invece un Dio che
rispondesse o utilizzasse la nostra stessa logica, non sarebbe affatto
perfettissimo. Sarebbe come minimo duale. Sarebbe una mezza cartuccia, più o
meno come l'essere umano. La trascendenza è tale proprio perché trascende la
nostra limitata logica dualistica. Oggi come oggi, Dio non può essere pensato
dall'uomo. Per ragionare su Dio bisogna che prima l'uomo sviluppi un'altra
mente.
In ogni caso, i credenti se ne facciano
una ragione. Anche se un matematico dimostrasse l'esistenza di Dio, non sarebbe
nessun Dio storico (quello in cui loro credono): sarebbe una pura idea della
mente.
Ma, secondo me, la più forte confutazione
dell’esistenza di un Dio perfettissimo è proprio… il mondo, il suo presunto
creato, che è tutt’altro che perfetto, anzi pieno di imperfezioni, di difetti e
di cose inutili o fatte male. Il tutto sembra avere a che fare più con uno
sviluppo autonomo e un po’ avventuroso che con la creazione di un Essere
perfettissimo.
È vero il mondo è imperfetto e pieno di male, ma, chiedo: non può essere che il mondo è nato perfettissimo e l'uomo, con il libero arbitrio che ha ricevuto, l'ha ridotto ad un'autentica monnezza?
RispondiEliminaL'Anonimo ha perfettamente ragione. Il problema è che Friedman, con soli ragionamenti da logico matematico, ha dato un pugno nello stomaco alla solita eterna galassia di sedicenti razionalisti atei a cui adesso manca la terra sotto i piedi. E rosicano senza tregua...
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