Partiamo dal titolo che cita un antico testo cinese. Cosa significa l’eguaglianza di tutte le cose?
Che non esistono differenze sostanziali tra corpo e anima. Oppure tra esseri umani e animali, cose viventi e cose non viventi, oggetti concreti e concetti astratti, materia e spirito, cose naturali e cose artificiali. Sono tutti aspetti di un'unica realtà naturale, che descriviamo con linguaggi diversi che non sono mai davvero in contraddizione fra loro.

Che valore dà alla parola eguaglianza nel mondo di oggi, in cui gli algoritmi cercano di farci assomigliare tutti?
A me non sembra ci siano algoritmi che cercano di farci assomigliare tutti. Se ci sono, direi che proprio non ci riescono. Al contrario, gli algoritmi che governano i social si concentrano sulle differenze di opinioni e ci rendono più radicati in queste differenze.



Il libro raccoglie alcune sue lezioni americane. Impossibile non andare con la mente alle lezioni americane di Calvino. Il sottotitolo di quel libro era: sei proposte per il nuovo millennio. Dalle sue lezioni invece cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?
Una catastrofe nucleare con milioni di morti mi sembra il futuro più probabile. O in alternativa, guerre devastanti come quelle che abbiamo sempre avuto, periodicamente, in Europa, con assoluta regolarità. A questo ci stanno portando oggi i politici europei, con la loro ipocrita insistenza a investire denaro in armi.


Carlo Rovelli, Sull'eguaglianza delle piccole cose (Adelphi, 2025)

Il futuro è un concetto che torna più volte nel libro. Scrive che è qualcosa che possiamo decidere noi, Ma è davvero così?
Sì, dipende da noi, anche se ovviamente solo in parte. Siamo sempre molto bravi a dare la colpa agli altri per quello che non ci piace e mai ci chiediamo cosa avremmo potuto fare per evitarlo e cosa possiamo fare per non ripetere gli errori passati.

Fa l'esempio di una partita a scacchi in cui ogni mossa non è altro che l’esito dello studio di tutte le cose che potrebbero accadere in futuro su quella scacchiera. È proprio così? Nell'esempio un computer gioca a scacchi esaminando quante più possibili mosse e possibili futuri riesce, per poi scegliere di muovere la pedina che gli sembra massimizzare le sue possibilità di vittoria. In parte facciamo così anche noi.

In parte?
Noi siamo molto più irrazionali di un computer e decidiamo in base a informazioni limitate, emozioni, ideologie, concetti mal digeriti, e soprattutto miopia. È per questo che i politici ci portano regolarmente e stupidamente di guerra in guerra, come stanno facendo ora. Perché guardano al loro interesse immediato, ai soldi che permettono loro di restare al potere e che provengono dalle vendite di armi, invece di guardare al disastro che ne consegue.

Spesso la differenza sta nel sentirsi pedine e non i giocatori davanti alla scacchiera. Nel non essere quelli che hanno in mano il gioco.
Certo, non possiamo decidere tutto. Ma quanto avviene all'umanità dipende oggi in gran parte dall'umanità stessa. Se ci sentiamo tutti responsabili, qualche possibilità di evitare i guai forse esiste. Dare sempre la colpa al nemico è ipocrisia, quando non è cecità ideologica, ma dare la colpa ai politici e sentirsi innocenti vuol dire rinunciare alla propria responsabilità e alla propria possibilità di agire. L'umanità siamo noi, non gli altri.

Sempre a proposito di futuro, in un’intervista recente ha dichiarato che l’intelligenza artificiale è un bella tecnologia, ma sopravvalutata. Perché?
Secondo me se ne sopravvalutano sia le possibilità sia i pericoli. Non credo che l’intelligenza artificiale risolva grandi problemi metafisici come sperano alcuni, e non credo che i robot prenderanno il potere sugli umani, come paventano altri. È una tecnologia estremamente utile, come le lavatrici. Avrà un effetto sul mercato del lavoro e sulla nostra vita quotidiana, come le lavatrici. E bisogna stare attenti a usarla bene, senza prenderci una scossa, come le lavatrici.

Lei come la usa?
Faccio domande a Chat GPT e a Deepseek su quanto non so e qualche volta rido perché danno risposte sceme. I miei studenti la usano per fare calcoli che altrimenti non sapremmo fare. La usano meglio di me. Ma quello che davvero ci serve non è più intelligenza artificiale: è più intelligenza naturale.

Nel libro, in più occasioni, parla della necessità di abbracciare l’incertezza. Cosa intende?
La nostra ossessione di avere certezze ci porta regolarmente a stupidaggini. Se abbiamo certezze, non siamo aperti ad ascoltare gli altri, le visioni del mondo diverse, i nuovi dati che dovrebbero farci cambiare idea. I filosofi, i religiosi, anche gli scienziati, che cercano certezze assolute, da sempre si sono trovati poi con dogmi che non convincono o vengono smentiti. A cosa ci serve in fondo essere certi? Se vado in stazione a prendere il treno delle 10:30 è perché sono ragionevolmente convinto che ci sarà. Se poi succede qualcosa per cui non parte, mi arrangerò. Se aspettassi la certezza assoluta che il treno parta, non mi muoverei mai di casa. Penso che saggezza sia imparare ad abitare nell'incertezza che è intrinseca alla nostra natura, e con cui possiamo benissimo convivere. Ci sono mille cose che non sappiamo e fra quelle che crediamo di sapere bene ci sono certamente idee che potremmo abbandonare.

Dice che questo libro è per quei lettori che non hanno conoscenze tecniche, ma sono curiosi di comprendere cosa comporti la scienza moderna per le domande filosofiche di sempre. Ci fa un esempio?
Le domande filosofiche di sempre sono per esempio di cosa è fatto il mondo, qual è il senso della nostra vita, cosa è la nostra coscienza, cosa sono il bene e il male, come è nato l'universo. Su tutte queste domande la grande rivoluzione scientifica del XX secolo ha portato luci nuove, che ci spingono a ripensarle.

E lei scrivendolo ha scoperto qualcosa che prima non sapeva?
Sì certo. Questo libro nasce da due processi. Il mio tentativo di riunire i fili sparsi in tutti i miei libri precedenti, e il dialogo con un gruppo di filosofi che mi hanno invitato a dare le lezioni sulle implicazioni filosofiche della fisica contemporanea. L'una e l'altra esperienza sono state occasione di dubbi, ripensamenti, nuove idee, discussioni con gli amici.