mercoledì 31 luglio 2019

Il digiuno e la pace


Non c'è proprio nulla da fare: le religioni hanno ancora la testa nel Medioevo, se non ancora più indietro. Si digiuna e si prega per invocare la pace. Ma che cosa si crede? Che saltando qualche brioche e pregando l'Onnipotente, questi ci ascolti e ci mandi la pace?
       Eppure quel Dio che si prega sarebbe proprio quello che ha costituito il mondo sul contrasto, sullo scontro, sulla rivalità, sulla competizione. Guardate la natura, dove ogni animale per mangiare deve ucciderne altri.
       L'idea è veramente bislacca, ma sintomatica di una mentalità che è dura a morire. Io digiuno, faccio il fioretto, e Dio mi ascolta. Io sacrifico qualcosa e Dio mi darà in compenso qualcos'altro. Quando mai? Quando mai succede? E, perché, per farsi ascoltare da Dio, bisogna far dei sacrifici?
       L'intero ascetismo antico era basato su questa idea. Che non ha mai funzionato. Ci si affamava, ci si assetava, ci si torturava il corpo - nella speranza che Dio ci ascoltasse o si facesse sentire.
       Idee vecchie di Dio, idee vecchie dell'ascetismo, idee vecchie della spiritualità. Ma le religioni insistono ancora con queste stupidaggini, tutte basate sul concetto di sacrificio, di rinuncia, e sull’idea che Dio sia come una persona che ragiona, che tratta, che commercia, e con cui si possa giungere a un compromesso, a un accordo, a uno scambio. Anche Gesù pregava il Padre - e s'è visto come è finito.
       Bisogna essere pragmatici e realisti. Se siete credenti, digiunate e pregate. Se scoppierà la pace, vorrà dire che avete avuto ragione. Ma, se scoppierà di nuovo la guerra, vorrà dire che vi dovete aggiornare su che cosa sia Dio e su come si possa comunicare con un simile potere.
Forse il digiuno cui ci si riferisce dovrebbe essere quello della mente. Ma anche voi dovrete mangiare e uccidere. Anche Gesù pescava un pesce e se lo mangiava. Come poteva credere che il Padre fosse un bonaccione? Semmai, assomiglia a un macellaio e il mondo è il suo macello.




 


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