venerdì 26 giugno 2015

La fine dello sforzo

Nell’Advaita Vedanta (Vedanta non dualistico), c’è la convinzione che il sé originale sia pace, felicità e amore.
Non c’è quindi bisogno di cercare queste condizioni. Ciò che cerchiamo affannosamente lo abbiamo già. Anzi, più lo cerchiamo in condizioni esterne, più ce ne allontaniamo.
La pace, la felicità e l’amore sono già dentro di noi, alla nostra origine unitaria. Per ritrovarle, dobbiamo soltanto rivolgere l’attenzione all’interno, a questa unità originale (il nostro stesso sé non duale) e lasciar perdere lo sforzo della ricerca.
È il nostro ego immaginario che prima divide il mondo in tante entità separate e poi vorrebbe riunirle.
Questa scoperta (che non dobbiamo cercare nel mondo esterno ciò che già possediamo all’interno) crea un’ondata di rilassamento che investe sia il corpo sia la mente.
Finisce la tensione, finisce lo sforzo: tutto è già in nostro possesso… se sappiamo superarle le distinzioni e l’isolamento creati dall’io.

Il corpo e la mente si rilassano, nelle comprensione che ciò che inseguivamo – al servizio di un’entità immaginaria (il nostro io), un vero tiranno dell’illusione – è conseguibile proprio se smettiamo la tensione della ricerca.

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