venerdì 18 gennaio 2013

Le varie tecniche di meditazione


Non bisogna credere che in meditazione basti eseguire qualche pratica, come seguire il respiro, cercare la calma, fare il vuoto mentale, concentrarsi sull'hara, dirigere l'energia o ripetere un mantra. Tutte queste tecniche hanno un loro valore, ma non esauriscono la gamma delle possibilità. C'è anche il problema di affrontare se stessi, le proprie paure, le proprie ansie, i propri difetti... per sapersi correggere, per vedersi, per conoscere se stessi. E non è finita: bisogna poi considerare il proprio ego come qualcosa che va superato, varcandone i confini. L'ego, infatti, non è solo il nostro veicolo fondamentale, ma anche la nostra prigione.
Tutti questi metodi non vanno visti come alternativi, ma come tanti aspetti di un'unica faccia.
Per esempio, la calma serve perché senza di essa non si vede chiaro. La tranquillità è utile per essere equanimi. La concentrazione sul respiro serve per diventare calmi e lucidi. Gli esercizi energetici servono a migliorare la salute e l'equilibrio. La conoscenza di sé è importante per superare i blocchi nevrotici e i difetti. Fare il vuoto mentale serve ad entrare in contatto con il fondo del proprio essere. Essere attenti serve ad essere più consapevoli. Essere più consapevoli serve a conoscere se stessi... E superare i confini dell'ego serve a percorrere la via della trascendenza.
Insomma esistono tante tecniche che vanno integrate, e l'una non esclude affatto l'altra. Anzi.
Massimo Bucchi ha disegnato su "Il Venerdì" del 18-01-2013 una vignetta in cui un uomo che medita prima dice: "Quando vi accorgerete che state diventando voi stessi..." e poi aggiunge: "quello è il momento esatto in cui dovete lasciar perdere." Ma non è una battuta: è proprio così. Quando avrete capito chi siete, dovrete lasciar cadere l'ego intero.
Dogen diceva: "Apprendere il buddhismo è conoscere se stessi. Conoscere se stessi è dimenticare se stessi. Dimenticare se stessi è risvegliarsi alla realtà".

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