giovedì 3 giugno 2021

Il sogno del nascere e del morire

 

La vita è una specie di illusione o di sogno nel senso che ciascuno di noi crede di essere un individuo che è nato e che morirà. Ma si tratta di qualcosa di virtuale, sia il sogno della vita e del mondo sia il sogno di essere un io. In realtà la nostra vera identità, il soggetto ultimo, non nasce e non muore. C’è sempre stato e sempre ci sarà.

Ma allora chi è che sogna? Chi è il sognatore che immagina tutto questo mondo e la nostra presenza in esso? Chi gioca con le immagini?

Quando sogniamo in questa esistenza, ci rendiamo conto al risveglio che era stato tutto un prodotto del nostro cervello, una fantasia mentale senza una reale consistenza. Ma sappiamo anche chi era l’individuo che sognava. Ora non lo sappiamo. E non possiamo saperlo.

Il fatto è che questa domanda viene posta all’interno di un sogno. Ed è quindi infondata. Anzi, è proprio questa domanda – con la sua implicita credenza che noi “siamo degli io che sono nati e moriranno – che rivela lo stato di illusione. Diciamo che il sogno consiste proprio in questa domanda che ci stiamo ponendo.

2 commenti:

  1. Gentile Lamparelli,
    Lei parla della disidentificazione come cura fondamentale, ma tempo fa parlava anche di ineludibilità dell'impegno sociale e politico. E parlava anche del valore della scienza, come nel caso della disciplina medica capace di guarire i corpi e le menti degli esseri umani... Da un po' di tempo, Lei sta insistendo sulla necessità di andare oltre il mondo fenomenico, ponendosi nella posizione del Testimone, e invitando a non temere la morte, poiché è un passaggio certo alla trascendenza. Tutto ciò può essere un programma di vita quotidiano? E' conciliabile con la nostra condizione di corpi-menti assorbiti continuamente dal marasma samsarico? Dovremmo costituirci in una sorta di setta millemaristica? Potremmo anche ignorare la miriade di malattie organiche e mentali che ci affliggono, forti dell'invulnerabilità dell'Osservatore?... Grazie!

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  2. Noi dovremmo sempre tentare di migliorare il mondo, pur nella consapevolezza che non potremo mai vincere il male e l’illusione, che sono costitutivi dell’esistenza. Questa consapevolezza nasce dalla presenza del Testimone.
    Certo potremmo anche non fare nulla o formare qualche religione, senza però illuderci di risolvere il problema. Nel tentativo di vincere il male, hanno fallito tutti: profeti, religiosi, scienziati, filosofi, politici, asceti, santi, ecc. Il mondo va avanti così come è sempre andato. E scomparirà così come era venuto.
    È inutile tentare di salvare l’individualità, che svanirà comunque. La posizione del Testimone è un tentativo di percepire l’universalità, che è sempre presente, anche qui e ora, ma che non coincide con il sogno fallace della vita.
    La posizione del Testimone si fortifica sia nella guerra quotidiana sia nella pace della solitudine. Nessuna condizione le è estranea.

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