martedì 15 giugno 2021

La malattia mortale

 

Qualcuno paragona la vita a una malattia e, dato che questa affezione finisce sempre con la morte del malato, a una malattia mortale. Ma di che cosa soffrono gli esseri viventi?

Innanzitutto di infelicità, dato che vivono sempre in uno stato di bisogno: fame, sete, sesso… qualcosa che dev’essere rinnovato giorno per giorno – una tortura.

Una volta soddisfati i bisogni del corpo, si potrebbe stare tranquilli per un po’. Ma ecco che negli esseri umani si attivano anche i bisogni immateriali: per esempio di amore, di affetto, di riconoscimento, di supremazia, di vittoria, di longevità, di importanza, di rinascere, di rivivere, di avere altre occasioni, di meritarsi un paradiso e così via. Dunque, i momenti di pace sono molto rari.

Poiché siamo sempre sospinti dal desiderio, cioè dalla mancanza di qualcosa, qualcuno ha pensato che dobbiamo cercare (altro tormento) il non-desiderio. Ma rinunciare al desiderio significa rinunciare alla vita stessa.

Il risultato è che gli uomini sono per lo più infelici e insoddisfatti.

Quando qualcuno realizza la fine dell’illusione (quella di essere soddisfatti), si rende conto che è come il segugio che nelle corse dei cani insegue un coniglio di pezza… non lo raggiunge mai.

Potrà mai fare a meno del cibo, dell’acqua, dell’affetto e del sesso?

Gli asceti fanno proprio questo. Ma, in fondo, si tratta di un lento suicidio. A dimostrazione del fatto che dal tormento del desiderio si esce solo con la morte.

Poiché siamo tutti ammalati di questa malattia mortale, facciamo almeno in modo – grazie ad un potenziamento della consapevolezza - di finirla qui.

4 commenti:

  1. E' vero come e' vero che moltissime persone si disinteressano totalmente a cio' che sono, ad andare oltre l'ovvio, per loro la vita e' godimento e va vissuta secondo per secondo, tutto il resto e' noia....

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    1. ma non è proprio questo il segreto della felicità: vivere la vita momento per momento con consapevolezza e presenza? così il godimento non deriva dal raggiungimento di un piacere futile, ma dal vivere il vissuto...
      Alexandra

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    2. Certo anche questo ha una sua spiegazione, chiaro che io parto da un punto di vista diverso, non sono piu' particolarmente attratto dall'aspetto materialistico del vivere, e' la noia che mi spinge oltre l'ovvio, ma non per questo mi sento bene....

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  2. A ben vedere tutti viviamo momento per momento, dato che il tempo è fatto da una successione di momenti. L'elemento decisivo sta nella nostra consapevolezza. Non sempre è possibile che i momenti siano nuovi e freschi; spesso sono ripetitivi e noiosi. C'è quindi da trovare un equilibrio tra le due esigenze: la novità e la sicurezza. Altrimenti c'è il rischio di auto-distruggersi.
    Sarebbe bello vivere senza interruzione momenti sorprendenti, ma non sempre è possibile. E allora la vita può diventare pesante.
    È vero che la consapevolezza può farci apprezzare di più i momenti felici o semplicemente sereni. E qui conta anche il sapersi accontentare. Ma ci porta anche brutte ombre - il tempo porta comunque a sgretolare qualunque cosa, felicità o infelicità, coscienza o incoscienza. E questa consapevolezza, se rende più intensa la vita, ci fa capire che dobbiamo anche cercare ciò che c’è al di là del tempo e della nostra dialettica delle emozioni.

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