domenica 27 dicembre 2020

La via della meditazione

 

Chiusi nella nostra individualità egocentrica, con la meditazione cerchiamo un’apertura, un allargamento, una liberazione, una universalizzazione. In sostanza, dovremmo oltrepassare il più possibile i confini dell’io e dei nostri interessi personali e approdare ad una consapevolezza più vasta. Questo succede perché facciamo tacere la sensazione “io sono” e ci liberiamo della identificazione con questo corpo e con questa mente.

Naturalmente non possiamo andare oltre un certo limite e una certa durata, ma ciò basta a farci capire la strada da percorrere. Niente di particolare, niente di speciale, qualcosa di naturale. Sarà la morte a liberarci di tutte le nostre armature e sovrastrutture, ma è importante percepire e capire qualcosa prima, in modo da liberarci da false attese che potrebbero dar vita ad altre identificazioni illusorie.

La nostra coscienza, chiusa nell’io, ha proiettato questo intero mondo di esperienze, di pensieri e di immaginazioni. Ma, alla fine, anche la nostra coscienza condizionata è destinata a dissolversi riportandoci alla Realtà.

Questa Realtà potrebbe anche chiamarsi Dio. Ma, attenzione, non si tratta del Dio delle religioni, in cui rientrano tante definizioni psicologiche: creatore, giudice, padre, madre, protettore, legislatore, ecc. È proprio ciò cui non si può attribuire nessun carattere umano.

E non è un Dio-altro, un Dio distinto dagli esseri viventi. Ma è esattamente ciò che essi sono.

Quello che noi cerchiamo è la nostra vera natura, smarrita fra i concetti e le interpretazioni.

Non possiamo descrivere questa nostra vera natura, perché utilizziamo un linguaggio dualistico che spezzetta, frammenta e contrappone. Provate a fare un discorso senza utilizzare questo linguaggio (bene-male, nato-morto, giusto-ingiusto, grande-piccolo, alto-basso, essere-non essere, tutto-nulla, ecc.): non ci riuscirete. Non possiamo neppure dire che “è”, perché c’è subito il suo contrario.

L’unica cosa che sappiamo è che questa vera natura ha una carattere unitario e inclusivo. E può essere colta solo con un atto di sintesi.  


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