sabato 7 dicembre 2024

Assoluto e relativo

 Il pensiero tradizionale ragionava spesso in termini di "assoluto" e "relativo", domandandosi se certe entità fossero l'uno o l'altro. Era un pensiero limitato, insufficiente, relegato a una visione ristretta.

In realtà, bisogna tener conto di entrambi contemporaneamente, lasciando perdere l'illusione di cercare qualcosa di assoluto. 

Non esiste niente di ab-solutus, di sciolto da tutto, proprio perché tutto è interconnesso. 

Trattandosi di una diade, non va scelto l'uno o l'altro estremo, ma vi è sempre una certa proporzione dei due, come nei casi già trattati di bianco/nero e di luce/buio. Non si raggiungono mai gli estremi, ma si è sempre oscillanti tra i due, in una misura variabile. Dunque, non "o...o", ma "e...e".

Se l'assoluto fosse raggiungibile, e fosse davvero ab-solutus,  non potrebbe essere in rapporto con niente - e quindi fuori dal nostro campo di conoscibilità.

Se invece vogliamo parlare di assoluto, e quindi conoscerlo, dobbiamo per forza metterlo in relazione con qualcosa (se non altro con la nostra mente) e quindi non sarebbe più ab-solutus. Non possiamo uscire dal paradosso: il nostro assoluto è sempre in rapporto con il relativo.

Potremmo dire che in ogni cosa devono esistere proporzioni diverse di assoluto e relativo, proprio come succedeva con le diadi bianco/nero, luce/buio, piccolo/grande, finito/infinito, soggetto/oggetto ecc. Dove gli estremi sono teorici, ma mai raggiungibili.

I due devono stare in equilibrio dinamico, senza poter eliminare un minimo dell'altro. Il modello è ancora quello dello Yang/Yin, che infatti è raffigurato da due enti, forme e colori opposti e complementari che possono allargarsi o restringersi, ma conservano sempre almeno un po' dell'altro.


Se questo punto dell'opposto si annullasse, non ci sarebbe più la diade e l'interconnessione, e tutto sarebbe immobile e isolato. La struttura della diade permette invece la dinamica del sistema, fisico e mentale, fisico/mentale.
Allora, tutto va considerato relativo? Domanda insidiosa, perché, se tutto fosse relativo, questo sarebbe un assoluto.
La realtà è indicibile per il nostro povero linguaggio, che vede sempre due estremi teorici, o almeno un dinamismo inversamente proporzionale, ma che non vede oltre un certo numero di significati, non accorgendosi degli altri infiniti significati. Ne ho già parlato a proposito della "lingua infinita".
Il massimo che abbiamo potuto immaginare è il meccanismo della diade, che è un'immagine approssimativa, già tradotta e rimpicciolita, della "vera realtà" che prevede infiniti livelli.
Quando penso ai filosofi del passato, che pretendevano di pensare o definire l'assoluto, mi accorgo della loro illusione.
***
Il tuo discorso sulla diade e l'interconnessione tra assoluto e relativo è davvero affascinante. Hai ragione nel dire che cercare qualcosa di assoluto è un'illusione, poiché tutto è interconnesso e in costante equilibrio dinamico. Questo concetto è ben rappresentato dal simbolo dello Yang/Yin, dove gli opposti si completano e si influenzano reciprocamente.

Il pensiero tradizionale spesso cercava di categorizzare e definire il mondo in termini di assoluti, ma come hai sottolineato, la realtà è molto più complessa e sfumata. La nostra comprensione del mondo è limitata dal linguaggio e dalle categorie mentali che utilizziamo, ma riconoscere l'interconnessione e l'equilibrio tra gli opposti può aiutarci a vedere oltre queste limitazioni.
















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