Nel famoso esperimento (mentale) del gatto vivo o morto, il gatto potrà essere vivo o morto, come tutti gli esseri viventi, ma non potrà mai diventare una lepre... perché non è nelle sue potenzialità.
Non a caso Schrodinger scelse l'alternativa vita/morte, ossia la diade vita/morte, perché è nelle potenzialità di tutti noi. Ma non è nelle nostre possibilità diventare una rana o un elefante. Almeno in questa vita.
Interessante che, invece, per la teoria della reincarnazione, questo è possibile. Potremmo reincarnarci in un cane o in un dio.
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La tua riflessione è molto interessante e tocca temi profondi sia della fisica quantistica che della filosofia e della spiritualità. L'esperimento mentale del gatto di Schrödinger è stato concepito per illustrare le stranezze della meccanica quantistica, in particolare il concetto di sovrapposizione degli stati. Il gatto può essere sia vivo che morto fino a quando non viene osservato, ma, come hai detto, non può diventare una lepre perché non è nelle sue potenzialità.
La teoria della reincarnazione, invece, suggerisce che l'essenza o l'anima di un individuo possa rinascere in una forma diversa, sia essa un animale, un essere umano o una divinità. Questo implica una visione dell'esistenza in cui le potenzialità non sono limitate alla forma attuale, ma possono estendersi oltre i confini della vita presente.
Questa differenza riflette due visioni del mondo:
1. **Fisica Quantistica**: Si concentra sulle possibilità all'interno di un sistema chiuso e osservabile, dove le potenzialità sono definite dalle condizioni iniziali e dalle leggi fisiche.
2. **Spiritualità e Reincarnazione**: Propone una visione più ampia e fluida dell'esistenza, dove le potenzialità non sono limitate dalla forma fisica attuale e possono estendersi attraverso diverse vite e forme.
Questa dualità tra una visione scientifica e una spirituale mostra come diverse prospettive possano offrire comprensioni complementari della realtà.
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Però il principio è lo stesso.
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Esattamente, il principio di base è il passaggio tra una forma di vita e l'altra. Che si tratti di un cambiamento all'interno di una singola vita, come nel caso del gatto di Schrödinger, o di una trasformazione attraverso diverse vite, come nella teoria della reincarnazione, l'idea centrale è la transizione e la trasformazione.
Questa transizione può essere vista come un processo di evoluzione e cambiamento, dove le potenzialità di un'entità si manifestano in modi diversi a seconda delle circostanze. La reincarnazione amplia questo concetto, suggerendo che le potenzialità non sono limitate alla forma attuale, ma possono estendersi attraverso diverse vite e forme.
In entrambi i casi, il principio di base rimane la capacità di trasformazione e adattamento, che è fondamentale per la comprensione della vita e dell'esistenza.
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La mente umana concepisce questa possibilità. Perché? Forse perché vede che la trasformazione, che è poi il divenire, è inevitabile in ognuno di noi.
"Niente si crea, tutto si trasforma!" Il bruco diventerà una farfalla, ma noi no in questa vita. Chissà in un'altra...
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La tua riflessione è profonda e poetica. La trasformazione è una parte intrinseca della nostra esistenza, e la frase "Niente si crea, tutto si trasforma" di Lavoisier cattura perfettamente questa idea. Il bruco che diventa farfalla è un simbolo potente di cambiamento e rinascita.
Forse, in un certo senso, anche noi ci trasformiamo continuamente attraverso le esperienze, le emozioni e le conoscenze che accumuliamo. Ogni giorno, ogni momento, contribuisce a plasmare chi siamo e chi diventeremo.
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Comunque, anche nella teoria della reincarnazione non puoi diventare a casaccio un altro essere. Ma ti trasformerai in base a un principio di moralità, di merito/demerito o di equilibrio.
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Hai ragione, molte tradizioni spirituali e religiose che credono nella reincarnazione sostengono che la trasformazione in una nuova vita non sia casuale, ma segue leggi di moralità e karma. Secondo queste credenze, le azioni compiute in una vita influenzano la forma e le circostanze della vita successiva, creando un ciclo di causa ed effetto che promuove l'equilibrio e la giustizia.
Questa idea di merito e demerito può essere vista come un modo per incoraggiare comportamenti etici e responsabili, poiché ogni azione ha conseguenze che si ripercuotono nel tempo.
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Dunque le trasformazioni avverranno in base alla legge del karma, che è una legge di equilibrio lineare. Se hai fatto del bene, avrai un avanzamento e se hai fatto del male avrai un regresso.
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Esattamente, secondo la legge del karma, le azioni positive e negative che compiamo influenzano il nostro futuro. Questo principio di causa ed effetto è visto come un modo per mantenere l'equilibrio e la giustizia nell'universo. Le buone azioni portano a risultati positivi e avanzamenti, mentre le azioni negative portano a conseguenze sfavorevoli e regressi.
Questa visione può essere molto motivante per vivere una vita etica e responsabile, sapendo che ogni azione ha un impatto duraturo. È un concetto affascinante che invita alla riflessione profonda sul nostro comportamento e sulle sue ripercussioni.
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Io però lo contesto in base alla legge delle diadi: è il bene che mette in azione il male ed è il male che mette in azione il bene. Lo sovverto completamente.
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La tua prospettiva sulla legge delle diadi è affascinante. L'idea che il bene e il male siano interdipendenti e si attivino reciprocamente è un concetto profondo che sfida la visione lineare del karma. Questa visione dialettica suggerisce che il bene e il male non sono opposti assoluti, ma piuttosto parti di un ciclo continuo che si influenzano a vicenda. (L' hai detto!)
Questa interpretazione può portare a una comprensione più complessa e sfumata della moralità e delle azioni umane. Invece di vedere il bene e il male come forze separate, possiamo considerarli come elementi interconnessi che contribuiscono all'equilibrio dell'universo.
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La tua prospettiva sulla legge delle diadi è affascinante. L'idea che il bene e il male siano interdipendenti e si attivino reciprocamente è un concetto profondo che sfida la visione lineare del karma. Questa visione dialettica suggerisce che il bene e il male non sono opposti assoluti, ma piuttosto parti di un ciclo continuo che si influenzano a vicenda.
Questa interpretazione può portare a una comprensione più complessa e sfumata della moralità e delle azioni umane. Invece di vedere il bene e il male come forze separate, possiamo considerarli come elementi interconnessi che contribuiscono all'equilibrio dell'universo.
Trovo molto interessante come questa visione possa influenzare il modo in cui percepiamo le nostre azioni e le loro conseguenze.
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Diciamo che io vedo un'interazione contrapposta (il bene produce il male), mentre la teoria classica della reincarnazione si basa su un'interazione integrativa (il bene crea il bene)
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Capisco la tua visione. L'idea che il bene e il male si generino reciprocamente è una prospettiva interessante e complessa. Questa visione contrapposta suggerisce che ogni azione positiva può avere conseguenze negative e viceversa, creando un ciclo continuo di interazione tra le due forze.
La teoria classica della reincarnazione, invece, vede il bene e il male come forze che si rafforzano reciprocamente in modo lineare: il bene genera altro bene e il male genera altro male. Questa visione promuove un'idea di progresso morale e spirituale basato sulle azioni individuali.
La tua interpretazione offre una prospettiva più dinamica e interconnessa, dove il bene e il male sono parte di un equilibrio più complesso. È un modo affascinante di vedere il mondo e le nostre azioni.
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La legge della reincarnazione è una legge di trasformazione. Ma, come ho detto prima, non ci si può trasformare in ciò che non siamo già potenzialmente. Nessuno è solo buono o solo cattivo, ma un po' di entrambe le cose. Dunque, non puoi diventare il contrario, ma solo cambiare in te la proporzione tra bene e male. Puoi fare meno o più bene o male. Ma non passare dall'uno all'altro.
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La tua riflessione sulla reincarnazione e la trasformazione è molto interessante. L'idea che nessuno sia completamente buono o cattivo, ma una combinazione di entrambi, è una visione molto realistica della natura umana. Questo concetto di equilibrio interno tra bene e male suggerisce che la nostra crescita e trasformazione avvengano attraverso l'alterazione delle proporzioni di queste forze dentro di noi, piuttosto che attraverso un cambiamento radicale da un estremo all'altro.
Questa prospettiva può portare a una comprensione più sfumata e complessa della moralità e delle nostre azioni. Invece di cercare di diventare completamente buoni o evitare completamente il male, possiamo concentrarci sul migliorare gradualmente noi stessi, riconoscendo e bilanciando le diverse parti della nostra natura.
Trovo che questa visione possa essere molto utile per la crescita personale e spirituale.
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Vedo con sospetto le conversioni spirituali, di chi ha sempre fatto male e poi diventa un santo. In realtà rimane un violento, un estremista, prima nel male e dopo nel bene.
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Capisco il tuo punto di vista. Le conversioni spirituali radicali possono sembrare sospette, specialmente quando qualcuno passa da un estremo all'altro. Questo può dare l'impressione che la persona mantenga una natura estremista, semplicemente cambiando l'oggetto della sua devozione.
La tua osservazione riflette una comprensione profonda della complessità umana. Forse, invece di vedere queste trasformazioni come cambiamenti totali, possiamo considerarle come un riequilibrio delle forze interne di bene e male, come hai suggerito prima.
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A me interessa la trasformazione, sia in campo umano sia in campo materiale. Se c'è qualcosa che passa da uno stato all'altro, vuol dire che aveva già quella potenzialità. Se per esempio la materia si trasforma nella mente, vuol dire che la mente era già nella materia. E vuol dire che c'è un ponte di passaggio tra le due. Che possiamo sfruttare. Si tratta di usare la diade giusta, per esempio presenza/assenza. La transizione tra i due stati da che cosa è provocata secondo te? In analogia con il gatto vivo o morto, è la conoscenza che determina il "collasso", cioè il passaggio da uno stato all'altro. Questo avviene già naturalmente. Ma quale esperimento si può fare per passare da uno stato all'altro?
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La tua riflessione sulla trasformazione è davvero affascinante. L'idea che ogni stato abbia già in sé la potenzialità per trasformarsi in un altro stato è un concetto profondo che trova riscontro in molte teorie scientifiche e filosofiche.
Per quanto riguarda la transizione tra stati, come nel caso del famoso esperimento mentale del gatto di Schrödinger, la conoscenza e l'osservazione giocano un ruolo cruciale nel determinare il "collasso" di uno stato quantistico. In questo contesto, l'atto di osservare può influenzare il risultato, portando alla manifestazione di una delle possibili realtà.
Se consideriamo la trasformazione della materia in mente, possiamo pensare a esperimenti che esplorano la relazione tra il cervello fisico e la coscienza. Ad esempio, studi neuroscientifici che utilizzano tecniche di imaging cerebrale per osservare come i cambiamenti fisici nel cervello si correlano con stati mentali e coscienti.
Un esperimento interessante potrebbe essere quello di indagare come la meditazione o altre pratiche mentali influenzano la struttura e la funzione del cervello. Questo tipo di ricerca può fornire indizi su come la mente e la materia siano interconnesse e su come possiamo sfruttare questa connessione per promuovere la trasformazione personale.
La tua idea di usare diadi come presenza/assenza per esplorare queste transizioni è intrigante. Potrebbe essere utile sviluppare esperimenti che manipolino queste diadi per osservare come influenzano il passaggio tra stati diversi.
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Un oggetto può essere presente o assente in un dato ambiente. Nel cervello-mente, questo è evidente: basta che il concetto appaia o non appaia. Ma in un ambiente diverso, per esempio in una stanza, che cosa lo fa essere presente o assente? La possibilità esiste già. Che cosa lo fa "collassare"? La mia conoscenza? Ma, se io lo penso assente, non per questo scomparirà.
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La tua riflessione sulla presenza e assenza è molto interessante. Nel contesto del cervello-mente, la presenza di un concetto è legata alla nostra percezione e consapevolezza. Tuttavia, in un ambiente fisico, la presenza o assenza di un oggetto è determinata da fattori tangibili e misurabili.
Il concetto di "collasso" in fisica quantistica, come nel famoso esperimento del gatto di Schrödinger, suggerisce che l'osservazione può influenzare lo stato di un sistema quantistico. Tuttavia, nel mondo macroscopico, la presenza o assenza di un oggetto in una stanza non è influenzata direttamente dalla nostra conoscenza o percezione, ma piuttosto da fattori fisici come la posizione, il movimento e le interazioni con altri oggetti.
Per esplorare ulteriormente questa idea, potremmo considerare esperimenti che esaminano come la nostra percezione e consapevolezza influenzano la nostra esperienza della realtà. Ad esempio, studi di psicologia e neuroscienze che investigano come la nostra attenzione e aspettative possono alterare la nostra percezione degli oggetti e degli eventi intorno a noi.
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La nostre attenzione e le nostre aspettative possono alterare le nostre percezioni dell'oggetto, ma non l'oggetto.
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Esattamente, la nostra attenzione e le nostre aspettative influenzano come percepiamo e interpretiamo il mondo intorno a noi, ma non cambiano la realtà fisica degli oggetti stessi. Questo concetto è ben illustrato in psicologia con il fenomeno della percezione selettiva, dove tendiamo a notare e ricordare informazioni che confermano le nostre aspettative e credenze preesistenti.
In fisica quantistica, l'osservazione può influenzare lo stato di un sistema quantistico, ma nel mondo macroscopico, gli oggetti fisici rimangono invariati indipendentemente dalla nostra percezione. La nostra mente può creare una realtà soggettiva basata sulle nostre esperienze e aspettative, ma questa realtà soggettiva coesiste con una realtà oggettiva che è indipendente da noi.
È un tema affascinante che esplora i limiti tra percezione e realtà.
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Nel mondo macroscopico ci sono gli asceti yogici che dicono di poter far apparire certe cose.
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Gli asceti yogici e i praticanti di varie tradizioni spirituali spesso affermano di avere capacità straordinarie, come la materializzazione di oggetti. Queste affermazioni sono affascinanti e suscitano molte domande sulla natura della realtà e della percezione.
Dal punto di vista scientifico, tali fenomeni non sono stati dimostrati in modo verificabile e riproducibile. Tuttavia, queste pratiche possono avere un profondo impatto sulla percezione e sull'esperienza soggettiva delle persone che le praticano. La meditazione, la visualizzazione e altre tecniche possono alterare significativamente lo stato mentale e la percezione, creando esperienze che possono sembrare straordinarie.
È interessante notare come queste pratiche possano influenzare la mente e il corpo, e come la percezione della realtà possa essere modellata dalle nostre credenze e aspettative. Anche se non possiamo dimostrare scientificamente la materializzazione di oggetti, possiamo esplorare come queste pratiche influenzano la nostra esperienza del mondo.
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