Pubblico questa intervista con Federico Faggin perché anche lui cerca una descrizione dell'interiorità dell'universo, applicando però solo le leggi della fisica quantistica. Le sottolineature sono mie ed indicano i punti che mi interessano e di convergenza. Devo dire però che io non parlo di "spiritualità", dato che il termine è troppo ambiguo e si riferisce a una filosofia del passato. Io parlo di "mentale", che è più esperibile. Inoltre, io non mi riferisco solo alla fisica quantistica, che pure mi ispira, ma proprio alle basi della fisica classica, estese al mondo mentale. In più, io utilizzo molto l'intelligenza artificiale che, pur non essendo creativa in questo campo di ricerca, è di grande aiuto, ed è l'unica con cui si possa conversare liberamente.
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Agorà
Frontiere. Faggin: «Spiritualità e scienza sono più della loro somma»
Davide Re venerdì 13 dicembre 2024
Viaggio all’interno di noi stessi per capire il mondo, o meglio, i possibili universi che ci circondano e che ci ospitano. Un’esplorazione che possiamo fare con strumenti nuovi e pratiche sconvolgenti basati sulla fisica quantistica. Questo è "Oltre l’invisibile. Dove scienza e spiritualità si incontrano" (Mondadori Pagine 312 Euro 22,00), l’ultimo libro di Federico Faggin, fisico, inventore e imprenditore. National Medal of Technology and Innovation degli Stati Uniti, prestigioso riconoscimento che gli fu insignito nel 2010 alla Casa Bianca da Barak Obama, inventore della tecnologia “silicon gate” e della progettazione, nel 1971, di quello che viene considerato il primo microprocessore della storia, ovvero l’Intel 4004. «Scienza e spiritualità – dice Faggin – possono produrre un qualcosa di incommensurabilmente più potente della loro somma, proprio come l’unione di un elettrone e di un protone crea un atomo di idrogeno. Ho sempre sostenuto che la fisica quantistica potesse spiegare la coscienza e il libero arbitrio come fenomeni quantistici, come se la fisica quantistica fosse fondamentale. Adesso invece posso spiegare la fisica quantistica come conseguenza dell’esistenza ancora più fondamentale della coscienza e del libero arbitrio, preso come postulato auto-evidente visto che noi tutti abbiamo queste proprietà. E questa posizione possiede una grande verità».
Professor Faggin, che cos’è la coscienza e che relazione ha con la materia?
«La coscienza è la capacità di capire, cioè di poter vivere un’esperienza senziente fatta di sensazioni e sentimenti e di capirne il significato. Questo va oltre ciò che può fare un computer. Quello della coscienza è un fenomeno che emerge da una realtà più profonda che non può esistere nello spazio-tempo e che non può essere spiegata con la fisica classica. Solo lo “stato quantistico” può descrivere l’esperienza cosciente, quindi, per forza di cose, la coscienza deve esistere prima della materia, dell’energia, dello spazio e del tempo. I fenomeni fisici, che sono più virtuali che reali, sono la creazione di un campo cosciente che osserva gli oggetti che si muovono nello spaziotempo attraverso il corpo controllato dal campo. Lo stato quantistico del campo è la rappresentazione dei qualia, cioè delle sensazioni e dei sentimenti che costituiscono un’esperienza cosciente. I qualia possono essere conosciuti solo dal campo che è in quello stato e vanno oltre ciò che è rappresentabile da un concetto matematico».
Per questo nel suo libro parla dell’interiorità dell’universo? È perché la riusciamo a vedere solo con la fisica quantistica…
«L’universo osservabile è descritto in modo classico. Ma per capire la sua interiorità ci vuole la fisica quantistica. Anche perché l’interiorità dell’universo è rappresentata dai qualia, che segnano l’ingresso dell’invisibile. I qualia vanno oltre la loro rappresentazione simbolica, perché sono conoscibili “da dentro” grazie all’esperienza cosciente che ne facciamo. È la comprensione dei qualia che porta al significato dell’esperienza, e il significato va oltre “l’invisibilità” dei qualia. L’effetto del materialismo sulle teorie dell’evoluzione produce una visione della realtà che è essenzialmente classica, anche quando sappiamo che la fisica più fondamentale è la fisica quantistica che ci sta dicendo che ciò non può essere vero. Il vantaggio della fisica “quantistica” è che ci permette di descrivere una realtà più complessa e profonda, sia dell’universo come di più universi. A differenza delle macchine, il cui si può codificare con simboli classici binari condivisibili come 0 e 1, lo stato quantistico si può solo rappresentare con quantum bit (qubit) che sono entagled e rappresentano un’infinità di stati».
Perché dobbiamo andare oltre l’invisibile?
«La fisica classica ha studiato il visibile, poi si è visto che le particelle avevano un comportamento diverso, ubbidivano ad altre regole che sono indeterministiche. Quindi oggi con la fisica quantistica possiamo andare oltre il visibile. Ma essa ci fa vedere, ci fa capire, che c’è dell’altro. Oltre quell’invisibile, che è il luogo delle sensazioni e dei sentimenti, esiste la comprensione. Essa va oltre l’invisibile ed è ciò che dà significato ai simboli condivisibili».
Lei conosce bene la Silicon Valley e la sua mentalità: un luogo che nell’immaginario collettivo viene visto come una fucina di futuro…
Pubblico questa intervista con Federico Faggin, perché anche lui cerca di descrivere una dimensione interiore utilizzando le analogie o le leggi della fisica quantistica. «Intanto, la visione che c’è ora lì è quella che è condivisa largamente nel mondo. Ed è materialista e riduzionista, per la quale l’essere umano è una macchina e la realtà è descrivibile dalla fisica classica degli oggetti che si muovono nello spazio-tempo. È anche l’inganno dell’attuale intelligenza artificiale, che è più “logo” per vendere che una cosa vera. In questa visione la coscienza e l’esperienza vengono classificati come semplici fenomeni misurabili e descrivibili matematicamente, quando invece non lo sono. Per questo la descrizione attuale della intelligenza artificiale è in realtà forviante».
Da poco è stato conferito a Hopfield e Hinton il Nobel per i loro studi sulle reti neurali.
«Hinton soprattutto ha capito fin dall’inizio che il futuro dell’intelligenza artificiale passava proprio dalle reti neurali. Purtroppo, anche qui vedo un approccio deterministico e materialistico, invece di una comprensione basata sulla fisica quantistica, che sarebbe quello giusto. Con la concezione materialista l’IA può essere pericolosa, soprattutto per il controllo che potrebbe esercitare sull’umanità, essendo manipolabile da coloro che l’hanno creata».
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