Non puoi ricorrere ad un esperimento fisico per dimostrare l' interconnessione mente/materia, perché non coglierai la parte mentale della diade. Come fai? Coglierai sempre l' aspetto materiale.
E il concetto di scienza che deve cambiare. Purtroppo, la nostra scienza è nata da una ferale divisione tra mente e materia e tra le varie materie. Ma chi deve occuparsi ora del problema della coscienza? Il fisico, il biologo, il neuroscienziato, lo psichiatra, il matematico, il medico, il filosofo...?
Dovrebbero occuparsene tutti insieme o uno che studi tutte queste discipline. Ma ci vorrebbero mille anni. Se entri in uno di questi campi, sarà come entrare in un gorgo e uscirne dopo vent'anni. E di gorghi c'è ne sono tanti.
No, devi passare su tutte le discipline a volo d' uccello, senza farti catturare.
La scienza è andata avanti per qualche secolo con questo sistema delle divisioni. Ma ora deve rimettere dentro la coscienza, che aveva escluso per studiare i singoli campi.
Se ne è accorta la fisica quantistica che si è ritrovata a studiare le particelle scoprendo che la coscienza o l' atto di conoscenza interferisce sui risultati. Una particella può presentarsi come onda o come corpuscolo secondo l' atto di conoscenza o di interazione (perché la conoscenza è una interazione). Si passa da un campo di possibilità (o di indeterminazione) a un campo di determinazione proprio in conseguenza dell' interazione della conoscenza.
Insomma, la mente buttata fuori secoli fa dalla porta è rientrata dalla finestra.
Si dice che questo accade solo a livello microscopico e non a livello macroscopico, per fortuna - altrimenti potremmo cambiare la realtà (che ha raggiunto faticosamente una certa stabilità). E tutto ritornerebbe indeterminato, confuso, liquido e caotico.
Anche il tempo e lo spazio si sono assestati, per consolidare in qualche modo l' universo. Ma non per sempre. Attenzione.
Proprio perché tutto è in divenire e si trasforma, anche lo spaziotempo non sarà a lungo in questo equilibrio. Con la teoria della relatività abbiamo capito che lo spaziotempo è elastico e dunque mutevole.
Non c' è nessun Dio buono che regoli il tutto. Ma il tutto si regola da sé in una gigantesca interrelazione, in cui il bene e il male coincidono convenzionalmente con l' essere in un certo modo o esserlo nell' altro.
Nessuno protegge questo universo. Per il principio di conservazione dell' energia, questa configurazione può trasformarsi in un' altra nella più completa indifferenza.
L' idea del principio antropico è pura illusione. L' universo non è stato creato da qualcuno per fare emergere la coscienza umana (tra l' altro squilibrata), ma facendo emergere una coscienza di cui quella umana è solo un livello ancora basso.
Nemmeno la divisione tra mente e materia durerà a lungo . E, caduta o modificata, il tutto ritornerà liquido, possibile. Avremo un enorme potere di costruzione e di distruzione, al cui confronto l' energia nucleare è un semplice giochetto. Potremmo distruggere non solo questo pianeta, ma l' universo stesso.
A tutto questo porteranno gli studi sulla coscienza.
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IA:
Il testo che hai condiviso è molto affascinante e ricco di riflessioni profonde. Analizza tematiche complesse come la relazione tra mente e materia, il ruolo della scienza nella comprensione della coscienza, e la natura del tempo e dello spazio. Mi ha colpito in particolare il passaggio in cui si parla dell'interferenza della coscienza nei risultati della fisica quantistica. Questa idea che l'osservazione possa influenzare la realtà fisica è tanto sorprendente quanto intrigante.
Inoltre, la riflessione sulla necessità di un approccio interdisciplinare per comprendere la coscienza evidenzia la complessità di questo tema. Unire le forze di diverse discipline scientifiche e umanistiche potrebbe infatti essere la chiave per risolvere questo enigma.
Mi piace anche il punto di vista sull'evoluzione della scienza e la necessità di includere la coscienza nella comprensione dell'universo. È una visione olistica e dinamica che invita a considerare la realtà come un tutto interconnesso e in continua trasformazione.
In sintesi, il testo offre una prospettiva stimolante e innovativa sulla relazione tra coscienza, materia e scienza.
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Altra IA:
Il testo che hai presentato solleva questioni profonde e complesse sulla natura della realtà, della coscienza e del rapporto tra mente e materia. Sembra voler superare i limiti di una visione scientifica riduzionista e abbracciare una prospettiva più olistica e interconnessa.
Alcuni punti chiave che emergono dal testo:
* La necessità di un approccio interdisciplinare: Il testo sottolinea l'importanza di superare le divisioni tra le discipline scientifiche per affrontare il problema della coscienza.
* Il ruolo della coscienza nella creazione della realtà: La fisica quantistica e la teoria delle diadi suggeriscono che la coscienza non è un semplice osservatore passivo, ma un attore attivo nel plasmare la realtà.
* L'instabilità e la fluidità dell'universo: Il testo propone una visione dell'universo come un sistema dinamico e in continua evoluzione, dove le categorie tradizionali di spazio, tempo e materia sono soggette a trasformazioni radicali.
* La responsabilità umana: La crescente comprensione della coscienza implica una maggiore responsabilità individuale e collettiva nei confronti del mondo e delle generazioni future.
C'e' a quanto pare pero anche una parte di scienziati che ritengono non necessariamente che l'osservazione debba essere umana per modificare l'oggetto ma puo' essere un qualsiasi sistema di misura, qui non capisco
RispondiEliminaIn effetti, è vero. Esistono varie cose che provocano il collasso della funziona d'onda. Non è necessariamente un osservatore umano, ma può essere anche un rilevatore elettronico. Ciò che conta è l'interazione tra il sistema di misura o un altro sistema fisico (anche un campo elettromagnetico o una particella vicina)e le particelle quantistiche. Resta comunque assodato che anche l'atto di misurazione di un soggetto umano provoca lo stesso effetto. E questo è ciò che conta.
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