Enantiosemia
L’enantiosemia, termine che deriva dal greco enantíos “contrario” e semia “segno”, è una forma di polisemia, ovvero la proprietà di una parola di esprimere più significati contemporaneamente. Sembra che ad introdurre il termine sia stato Edward Pococke, un biblista e orientalista inglese per indicare le parole di significato opposto da lui rintracciate nelle diverse lingue che aveva studiato, come l’ebraico, l’aramaico e l’arabo.
Come spiega la Treccani l’enentiosemia in linguistica
non è altro che “la condizione semantica di un vocabolo che nel suo
svolgimento storico ha assunto un significato opposto a quello
etimologico”. A portare a una così particolare polisemia sarebbe
stata l’evoluzione storica di alcune parole. Il fenomeno non si individua
solamente nell’italiano, ma è presente anche in molte altre lingue, come in
quella inglese.
Cerchiamo dunque, per capire meglio l’enantiosemia, di vedere alcuni esempi di parole italiane che hanno due significati opposti:
Affittare
A seconda del verbo a cui viene accostato, questo termine può significare sia dare in affitto (es.: Affitto la mia casa ad amici) sia prendere in affitto (es.: Ho preso in affitto la casa al mare per le vacanze).
Cacciare
Dal latino captiare, derivato di capĕre «prendere», questo verbo può essere utilizzato con due significati: sia quello di inseguire (Es.: Quell’uomo è intento a cacciare una lepre) e sia allontanare (Es.: Il padrone di casa ha cacciato di casa l’inquilino).
Feriale
Ecco un altro caso di enantiosemia, dovuto principalmente alla sua doppia origine latina: la parola deriva dal latino medievale ferialis, che ha sua volta deriva del latino feria, feriae. Come indicato dalla Treccani, i due diversi e opposti, significati della lingua comune derivano rispettivamente, dal significato ecclesiastico di feria come «giorno non festivo della settimana», e dal significato usuale di feria che indica il «giorno festivo, periodo di vacanza», che si sviluppa direttamente dal significato classico della parola latina.
Quindi, l’aggettivo feriale può delineare sia il periodo festivo (come i giorni feriali, cioè delle ferie) sia quello lavorativo (come in “giorni di lavoro”).
Ospite
La parola che indica sia chi ospita che chi è ospitato. il doppio significato deriva dall’origine latina del termine: la parola hospes -pĭtis infatti alludeva soprattutto ai reciproci doveri dell’ospitalità.
Pauroso
Altra parola italiana di uso comune: “pauroso” può essere utilizzato per indicare sia una cosa che fa paura (es.: Ho visto un film pauroso), sia utilizzato per connotare una persona che prova paura (es.: Margherita è una persona paurosa).
Sbarrare
Questo verbo può essere utilizzato al posto di altri due con significati diametralmente opposti: aprire (Es.: Sbarrare gli occhi) e chiudere (“Es.: Sbarrare la porta”).
Spolverare
Altro caso di enantiosemia: il verbo spolverare può significare sia toglier la polvere (Lucia spolvera il tavolo) sia con l’accezione culinaria mettere la polvere (Anna spolvera lo zucchero a velo sulla torta).
Sposare
Altro verbo che può assumere significati differenti: sposare può significare sia sposarsi nel senso di prendere in sposo/sposa (Es.: mi sono sposato con mia moglie in chiesa”), ma anche dare in sposa ovvero sposare la figlia o il figlio (Es.: La sposa mi ha chiesto di chiedere a suo padre, all’inizio della cerimonia, di “darla in sposa”).
Storia
Questo termine della lingua italiana può delineare sia un racconto inventato (es.: La storia di Biancaneve) sia un avvenimento realmente accaduto o la disciplina che si occupa dello studio del passato (es.: La mia materia preferita è Storia). In altre lingue, come ad esempio l’inglese, si utilizzano due parole diverse per indicare i due diversi significati (il termine Hystory in lingua inglese si usa solo per indicare la disciplina scolastica o fatti accaduti in ordine cronologico, mentre la parola Story indica un qualsiasi tipo di racconto, soprattutto immaginario).
Tirare
La parola comunemente nei vocabolari italiani viene riportata con il significato di “applicare una forza a un oggetto per metterlo in movimento o per spostarlo, per modificarne la forma”. La parola, largamente diffusa nel linguaggio comune, può avere diverse accezioni, ma le principali sono diametralmente opposte: il verbo tirare può essere utilizzato sia nel senso di lanciare via/scagliare (come nel caso della frase “tirare un mattone”) sia come significato di attrarre a sé (vedi per esempio “tirare a sé la corda”).
Perché sono incuriosito
da queste parole? Perché sono un segno che esistono un linguaggio, un pensiero
e una realtà perfettamente bivalenti o coincidenti. Il che è un’eccezione che
conferma la regola delle coppie di opposti. Sono una specie di reperto fossile
da cui si vede la forma di vita unitaria da cui poi se ne sono evolute due.
Anzi, dimostrano l’origine comune degli opposti, e cioè che gli opposti sono la
divisione, la differenziazione o la contrapposizione di un’unica cosa.
Prendiamo per esempio
la differenziazione tra corpo maschile e femminile. Ebbene, c’è una fase del
feto in cui possono derivare i due sessi; tant’è vero che l’uomo conserva le
mammelle anche da adulto.
Ma questo è successo
per tutte le diadi contrapposte, che in origine coincidevano.
Le due polarità
all’inizio coincidevano, poi si sono differenziate… per dare dinamismo al
tutto, che altrimenti sarebbe restato statico, immobile, inerte.
Il Big Bang o la fase
di espansione dell’universo coincide con un movimento di differenziazione
dell’unità. In quel momento si sono create le diadi.
Questo significa che
anche le diadi materia/mente o presenza/assenza si sono create a partire da
qualcosa di comune. E quindi sono interconnesse, sono ponti di passaggio su cui
si può transitare, avanti e indietro. Ripeto: avanti e indietro.
E non è finita. Con la
“messa in moto” della differenziazione, sono nati il tempo (con la sua
diade prima/dopo) e la coscienza (con la sua diade io pensante/io pensato).
Prima ancora doveva essersi sviluppata la diade soggetto pensante/oggetto
pensato o pensabile.
Il tempo (tempo-spazio)
e la coscienza sono nati dallo stesso schema diadico.
Per riutilizzare l’antico
“passaggio”, bisogna fare una specie di ricerca genealogica, geologica o archeologica , tornando all’unione
antica, alla fonte da cui si sono diramati i due
ruscelli della diade,
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