Siamo convinti di essere un “io” che
vive, agisce e decide. Siamo convinti che questo “io” tenga sotto controllo e
diriga l’intera baracca.
Ma sappiamo che non è così. Non solo ci
sono forze che sfuggono al nostro controllo (come aveva messo in evidenza
Freud), ma, se stiamo attenti, ci rendiamo conto che ciò che chiamiamo “io” non
è che una sensazione, un pensiero, una presenza intermittente che muta da un
momento all’altro.
Diciamo: “Sono io che respiro… sono io
che cammino… sono io che faccio la pipì…” Ma in realtà non sono io che
controllo questi processi.
Sono io che respiro o il respiro avviene
da solo in me? Certo sono in grado di trattenere per un po’ il respiro, ma,
quando non penso, forse smetto di respirare?
Insomma il mio “io” va avanti da solo e
non è, quindi, propriamente mio.
Non sono io che vivo, la vita avviene in
me. Ed è in questa vita che appare la mia idea di io – un’idea, un’ipotesi.
In questo momento c’è un’esistenza, c’è
un essere che io, impropriamente, credo mio. Ma non è mio.
C’è qualcosa prima del”mio” io, un altro
possessore della mia presunta identità.
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