Noi distinguiamo tra il dentro e il
fuori, tra il soggettivo e l’oggettivo. Siamo convinti che là fuori ci sia una realtà oggettiva, che viene captata dalla
nostra mente attraverso i sensi.
In realtà possiamo dire che tutto è
dentro di noi, dato che, senza il nostro cervello e la nostra mente, niente
potrebbe essere percepito. Le cose esistono perché c’è qualcuno che le
percepisce.
La mia mente contiene me, te, voi e
tutto il mondo. Nello stesso tempo, la tua mente contiene te, me, voi e tutto
il mondo. Ogni mente è un universo completo. Quando muoio io, muore il mio
universo. Quando muori tu, muore il tuo universo.
Ma esistono allora tanti universi?
Potremmo dire così, o potremmo dire che c’è un unico universo mentale di cui
ogni mente si ritaglia una piccola parte: l’io separato, l’io che si crede
separato.
La mente è unica, ma ognuno se ne
ritaglia un pezzetto.
Il problema è proprio questo: la
convinzione di essere un io separato. È questa convinzione che tiene in piedi
un piccolo universo personale con tutti i suoi problemi di isolamento.
Se superassimo questa convinzione, il
nostro piccolo universo confinato si allargherebbe fino a identificarsi con l’intera
e unica mente universale.
Ecco perché è necessario espandere la
nostra mente, la nostra consapevolezza, erodendone i limiti, i confini, le
chiusure.
Si tratta di un processo di allargamento
che coincide con la nostra evoluzione.
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