Quando parliamo di karma, di
trasmigrazione, di reincarnazione o di metempsicosi, non si va oltre un’idea
materialistica di questi processi. Da una parte, immaginiamo un’anima che si
sposta da un corpo all’altro, e, dall’altra, obiettiamo che non esiste una memoria
delle vite passate.
Eppure la nostra memoria vale poco. Se
non ricordiamo neppure come eravamo a sei mesi o a sei giorni, o dentro l’utero
materno, come possiamo pretendere di ricordare ciò che è avvenuto nelle vite
precedenti?
Chi si ricorda di essere stato una
scimmia o un pesce? Eppure la scienza ci dice che lo siamo stati, che abbiamo
attraversato tutte le fasi evolutive.
Qualcosa si è dunque reincarnato. Ma è
dovuto crescere e svilupparsi a poco a poco: una scintilla che è diventata una
luce e che dovrà diventare un fuoco.
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