Lo spirito rifulge nel silenzio, nella
calma e nella quiete. Ma questo non vuol dire che l’azione, il rumore e il
divenire siano il frutto di una qualche degenerazione.
Si tratta più che altro di un
dispositivo dialettico che passa dall’immobilità al movimento per ritrovare,
ogni volta, il suo contrario con cui confrontarsi e riconoscersi.
Se rimanessimo solo nell’immobilità,
alla fine ci estingueremmo. Se rimanessimo solo nel movimento, alla fine ci
perderemmo.
Dobbiamo saper gestire, come ci insegna
l’universo, il rapporto fra il perno immobile al centro e la ruota che gira.
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