mercoledì 10 agosto 2011

Liberazione e risveglio

Un lettore mi chiede se sia necessario meditare dato che alcuni maestri (per esempio Krishnamurti) affermano che la meditazione come tecnica serve a poco. In effetti, anche noi diciamo che la meditazione è più un non fare che un fare. Che significa? Significa che, al di là delle tecniche, si tratta più di liberarsi di qualcosa che di ottenere o di acquisire qualcosa. Per questo si parla di liberazione. Liberarsi dai pesanti condizionamenti (culturali, sociali, religiosi, sociali, ecc.) che ci opprimono e che ci costringono a ripeterci. In tal senso meditare è liberarsi delle abitudini e delle categorie mentali acquisite. Qui la tecnica serve poco; e la meditazione si trasforma in una presa di coscienza il più possibile ripetuta e prolungata. E' un vedersi e uno svuotarsi per isolare il proprio essere sostanziale, quello che si trova oltre l'ego abituale. E' un guardare con consapevolezza, è uno svuotarsi. Ed è un'operazione della coscienza. Ma un'operazione della coscienza è comunque un'azione, un lavoro che si fa su di sé, come una psicoterapia, anche se del tutto speciale. Di fronte a questo tipo di meditazione, le varie tecniche sono puramente introduttive, sono strumenti utili ma non certo sufficienti, perché hanno il compito di riportarci ogni volta al centro di noi stessi, là dove ha inizio la vera meditazione. Mantenere vivo lo spirito, mantenersi attenti e consapevoli, uscire dal sonno della coscienza, meditare in tal senso, è dunque la condizione indispensabile per risvegliarsi.

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