martedì 2 agosto 2011

Diffondere la meditazione

Un lettore (che ringrazio) mi scrive per chiedermi se sia possibile ampliare la platea dei meditatori attraverso le moderne tecniche di divulgazione di massa: tv, web, pubblicità, radio, cinema, ecc. Ed ecco la mia opinione.
Allo stato attuale, queste tecniche possono funzionare solo per diffondere religioni e credenze religiose, basate su fedi e rituali. Si tratta infatti di strumenti che possono creare seguaci, sette e movimenti, ma non veri meditatori. La meditazione è il contrario della religione; non si tratta di credere in qualcosa e neppure di diventare dei seguaci di un credo o di un maestro.
Naturalmente contano molto i momenti storici, le mode e i maestri. Tuttavia nessun maestro può fare di noi degli illuminati. Come si dice, il maestro può indicare la via, ma poi ognuno deve percorrerla individualmente, di persona. E questo è un gran bene, perché spesso i sedicenti maestri sono mossi o da ambizioni personali o da interessi economici e di potere. Tutti noi siamo spesso mossi da desideri egoici e di affermazione di cui non ci rendiamo conto; tutti noi siamo una miscela di elementi sattvici, tamasici e rajasici. Troppe persone poi cercano nei maestri o nelle figure religiose un padre, una madre o un'autorità, cui assoggettarsi.
La meditazione è il contrario dell'infatuazione e del marketing. E' piuttosto un entrare in se stessi, un cercare dentro di sé, eliminando i pregiudizi e i condizionamenti. E ognuno ha propri tempi di evoluzione. Se siamo in questo mondo, è perché non siamo troppo evoluti, ma neppure del tutto inconsapevoli come gli altri animali.
Comunque, qualcosa è possibile fare. E' possibile parlare, informare, divulgare, far conoscere, in modo che l'idea, la percezione o il seme della meditazione penetrino nello spirito di più gente possibile. In tal senso sono utili tutti gli strumenti di divulgazione, antichi e moderni. Un bel film, un bel libro, un maestro che parli o che stia in silenzio possono contribuire a far nascere un desiderio di spiritualità. Possiamo spargere semi, che prima o poi (magari in qualche vita futura) germoglieranno.
Perché non introdurre un'ora di meditazione così come come si fa con l'ora di religione? mi domanda ancora il lettore. E' possibile farlo e già viene fatto. Per esempio, è semplice e giovevole insegnare a seguire il respiro o a svuotare la mente dai pensieri abituali. Ma non è sufficiente e non si può imporre la meditazione a chi non ne sente l'esigenza. Ci vuole qualcosa che si risvegli dentro di noi: la cosiddetta mente dell'illuminazione. E non è pensabile che in questo momento dell'evoluzione umana le masse sentano il bisogno di meditare. Oggi la maggioranza degli uomini pensa ancora in termini di Dio e di religioni, anche se si tratta di tradizioni ormai morte.
In conclusione la divulgazione è sempre utile. E si possono comunque diffondere i valori della meditazione, che sono l'interiorità, l'attenzione, il distacco e il silenzio mentale. Ma ogni azione di indottrinamento è contraria allo spirito della meditazione.

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