sabato 28 agosto 2010

Prendere coscienza

Perché tanta resistenza ad evitare la via della consapevolezza e a scegliere invece la via dell'acquiescenza all'opinione comune, ossia al non pensiero? A parte la mancanza d'intelligenza e di coraggio, il problema è che non tutte le rivelazioni prodotte dalla consapevolezza sono piacevoli. Alcune sono decisamente squallide. Per esempio, la scoperta che siamo individui qualunque, che siamo come banderuole al vento, che non sappiamo decidere, che la nostra personalità è un'accozzaglia di luoghi comuni e di tratti presi in prestito da qualcun altro, e che insommache siamo già morti senza accorgercene . Rivelazioni che mettono a dura prova il nostro senso di autostima.


No, non sempre la consapevolezza passa per esperienze piacevoli. Ma è necessario affrontare per prima proprio quest'opera di demitizzazione e di ridimensionamento se si vuole approfondire la conoscenza di noi stessi. Ci credevamo chissà chi e invece scopriamo di essere delle nullità.

Ecco perché evitiamo la via della consapevolezza e preferiamo restare nella via dell'incoscienza. Non vogliamo svegliarci dal nostro sonno di illusioni. Siamo figli di Dio, perbacco, e abbiamo un'anima immortale assicurata! Perché uscire da questo gratificante sogno ad occhi aperti?

Perché ciò che diciamo non conta nulla: avere un'origine divina non significa niente, perché tutto ha un'origine divina, anche il criminale e il gatto; e quanto alla vita immortale, può essere un'immortalità di noia e di batoste.

In realtà c'è molto da fare per uscire dalle nostre confortanti illusioni, c'è un lavoro da compiere per risvegliarci da un sonno millenario. E per prendere coscienza.

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