mercoledì 2 dicembre 2009

L'unità uomo/mondo

Qualcuno penserà che la meditazione sia una perdita di tempo o una cosa oziosa, e che la vita debba essere attività, movimento, lavoro, costruzione, ecc. Ebbene questo atteggiamento, così diffuso, è all’origine dell’infelicità dell’uomo, perché l’uomo d’oggi non si sente più parte di un tutto cui deve armonizzarsi, ma come un apprendista stregone che deve dominare e piegare il mondo ai propri voleri. Non è più il fattore contemplativo/armonizzativo che prevale, ma il fattore trasformatore/manipolatore che nasce però da un intimo dissidio. La disarmonia tra l’uomo e il mondo risale alla civiltà cristiana, che ha cancellato l’antico atteggiamento theoretico della filosofia greca e della sapienza orientale.


Per il cristianesimo l’uomo non è più un frammento del tutto (che dipende dal tutto ma da cui anche il tutto dipende), bensì un essere creato da un Dio che non si identifica con il cosmo. Mentre per l’antichità Dio era la Totalità, con il cristianesimo diventa un Padrone, un Dominus, che crea il mondo, dopo la Caduta, come luogo di pena e di transito temporaneo.

L’uomo e il mondo non sono più in armonia, e l’uomo non deve più contemplare il mondo per cercare di assimilarvisi, ma deve piuttosto costruire un altro ordine che non ha più nulla di naturale. Ciò che l’uomo crea non è più in armonia con il cosmo, ma è un atto di dominazione. E questa distruzione dell’unità uomo/natura è ben visibile nel degrado ambientale.

Il rapporto tra l’uomo e il mondo è lo stesso che corre tra Dio e l’uomo. Due ordini che non coincidono: il mondo è fatto per essere assoggettato, è qualcosa da plasmare.

Quando la sensibilità moderna giunge a dire che l’uomo si sente “gettato” nel mondo, in un mondo destituito d’ogni senso, ecco che siamo all’atto ultimo di quel percorso che, inaugurato dal cristianesimo, ha portato l’uomo, ormai consapevole della morte di Dio, a questo senso di abbandono.

Ma il senso è un’esperienza di comunione, di comunicazione, proprio quella che è stata interrotta e che non può più essere sostituita dal rapporto tra uomo e uomo, perché nessun uomo può essere un datore di senso cosmico, di senso ultimo, per un altro uomo.

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