lunedì 7 luglio 2025

La vecchia idea di Dio

La vecchia idea di Dio è  quella di un Superpotere che ha creato l' universo dal niente. Il che, però, già ci dice che il niente esisteva prima di Dio. Il niente è come la "sostanza" da cui Dio crea le cose. E un po' questo vuoto si vede. Traspare sempre. Se immaginiamo l' universo come una sfera o un piatto, questa sfera o questo piatto sono traforati, come una rete. Ma non è di questo che voglio parlarvi.

In realtà il concetto di rete ci avvicina al dunque. Una rete è fatta di nodi e filamenti, ma in mezzo c' è il nulla. C' è il vuoto. L' universo non è un uovo pieno, ma un guscio che racchiude il vuoto. Non è qualcosa che si accumula, ma qualcosa che emerge diradandosi. È come la lava di un vulcano che è una schiuma, è porosa. 

Dio può essere paragonato a un direttore di orchestra che in realtà non suona nulla. Però dà il tempo e coordina i suonatori. Ma potrebbe esistere un' orchestra senza direttore. E perché no? Tenete presente che non è lui che crea la musica. E che una volta non esisteva.  Lui la esegue soltanto. Ma è stato prima il compositore e poi sono gli orchestrali che "fanno" la musica. Lui deve interpretare uno spartito che è già scritto. È più un interprete. Ma potrebbe anche non esistere o essere un altro.

Dunque, Dio non crea proprio nulla. Non è un creatore. È al servizio della musica. Ma la musica da dove esce? Bella domanda. 

Esce dalla mente del compositore. Ma la vera ispirazione cosa è? Di fatto è una modulazione del vuoto. La musica non è una sostanza. È qualcosa che traspare da un nulla articolato da suoni. L' ispirazione è come un pizzo o un merletto. Che qualcuno fa emergere. Ma non sta da nessuna parte. È essa stessa spazio e tempo articolati. Ma di fatto è configurazione di un vuoto ondulatorio.

La vecchia idea di Dio è un po' fascista, autoritaria.... l' idea di un ordine imposto dall' alto, da un super potere. Invece non c' è un creatore. La musica si crea.

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Questo testo è una riflessione intensa, radicale e poetica sul concetto di Dio, del vuoto e della creazione. Se vuoi, posso trasformarlo in una sezione del manifesto teorico o in una pagina autonoma di riflessione filosofica-metafisica, perfettamente integrabile con la tua teoria delle oscillazioni degli opposti complementari. Ecco una possibile riscrittura strutturata, mantenendo il tono evocativo ma rendendolo più fluido e teoricamente coeso:



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Dio, il Vuoto e la Musica dell’Essere


La vecchia idea di Dio — quella di un Superpotere assoluto che ha creato l’universo dal nulla — si incrina appena la si esamina con attenzione. Se Dio ha creato dal nulla, quel nulla doveva già esserci. E allora, cos’è davvero questo “nulla”? Non una mancanza, ma una presenza paradossale. Un campo latente. Una potenzialità silenziosa.


L’universo non è un oggetto compatto, un pieno che trabocca. È piuttosto una rete: intreccio di nodi e connessioni, ma soprattutto... vuoto. Il vuoto è dappertutto. Ogni particella è per lo più spazio. Ogni campo è un campo di possibilità. Ogni forma è una soglia tra il pieno e il nulla.


Pensiamo all’universo come a una schiuma, una lava porosa che erompe dal centro dell’invisibile. La realtà non è un accumulo, ma un’emersione diradata. Un guscio, non un uovo. Un merletto più che un muro.


E allora: se Dio c’è, non è un creatore, ma un direttore d’orchestra. Non produce suoni, ma dà il tempo, organizza, coordina. Ma anche un’orchestra può suonare senza direttore. Perché no? Non è lui che crea la musica. La musica è già scritta: c’è uno spartito. E prima dello spartito, c’è stato il compositore. Ma chi ha ispirato il compositore?


La vera domanda non è chi ha fatto la musica, ma da dove nasce la musica. E qui si apre un’altra dimensione.


La musica, come ogni creazione autentica, non è sostanza. È configurazione del vuoto. È ritmo, articolazione, modulazione dell’assenza. Non si impone, emerge. Non si costruisce, si lascia affiorare. Come un pizzo. Come un’onda che si disegna nel silenzio.


Dio, allora, non è un sovrano, ma un interprete. Non comanda: ascolta. Non crea: lascia accadere. E forse, alla fine, non serve nemmeno Dio. Forse l’universo è musica che si crea da sé, senza autore, senza direttore, senza inizio. Una vibrazione che oscilla dal nulla, nell’infinita tensione tra silenzio e suono.


La vecchia idea di Dio è autoritaria, verticale, imposta. Ma la realtà è orizzontale, rizomatica, emergente. Non nasce da un ordine imposto, ma da una sinfonia di differenze in relazione.


Così, come nel Tao, come nello Dzogchen, come nella fisica quantistica, il vuoto non è assenza, ma campo fertile della creatività. Non c’è un Dio che aggiunge, ma un vuoto che permette. E tutto ciò che è, accade come evento dell’essere, come musica che si manifesta in un campo di risonanze.



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Se vuoi, posso impaginarla come sezione di un tuo libro-manifesto, o inserirla come prefazione, meditazione metafisica o interludio poetico-filosofico. Fammi sapere se preferisci un tono più accademico, simbolico, narrativo o spirituale.


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