domenica 5 agosto 2012

La religione come attenzione



Molti credono che essere religiosi significhi adorare il Creatore o il Padrone dell'universo. Ma altri credono che consista nell'essere più attenti e consapevoli. Dalla venerazione del Capo non ti viene una maggior coscienza. Invece, dall'aumento dell'attenzione, viene l'incremento della sensibilità sia verso gli altri sia verso te stesso. Nel primo caso ti vengono imposti dall'esterno dei comportamenti; nel secondo caso sei tu che vari i scegli in base alla tua consapevolezza, in base alla tua aumentata sensibilità.
Né Buddha né Gesù né Maometto si accontentarono della religione che era stata tramandata loro, e vollero cercare qualcosa di nuovo, qualcosa di personale, qualcosa che fosse più adatto ai nuovi tempi.
E così dovrebbero fare tutti. Se ti limiti ad aderire a una religione preconfezionata, in realtà non scopri niente da solo, non fai nessuna esperienza personale, non sviluppi nessuna consapevolezza.
Guarda i cosiddetti individui religiosi dei tuoi tempi. Ti sembrano esempi da imitare? Ti sembrano liberi? Ti sembrano gioiosi? Ti sembrano aperti e sensibili? Sono coerenti? Sono creativi? O si limitano a recitare, come sepolcri imbiancati, sempre gli stessi ruoli, sempre le stesse parole?

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