giovedì 19 maggio 2011

Luce contro tenebre

L'uomo è un animale malato, diceva Nietzsche; e noi aggiungiamo: malato di mente. Pensiamo che solo in Europa abbiamo combattutto gli uni contro gli altri per secoli e che solo nel Novecento abbiamo scatenato due guerre mondiali. Nella prima milioni di uomini sono morti per spostare un trincea di qualche metro. Nella seconda abbiamo assistito all'esplosione del nazismo, del fascismo, del razzismo e del comunismo, anche qui con milioni di vittime. E che cosa è successo poco tempo fa nella ex Jugoslavia? Una follia.
Descritto dall'esterno l'uomo appare dominato da una malattia mentale che lo porta a uccidere chi si comporta o semplicemente chi la pensa diversamente. Una specie di sindrome paranoica che proietta nell'altro il suo nemico "mortale". Ancora oggi nelle nostre democrazie ci sono partiti che hanno per fondamento l'identità etnica e che incitano all'odio per l'immigrato, per il diverso, per chi ha un'altra religione, per chi abita un po' più in là; e molti si dicono cristiani...
Alla base di questa follia c'è la convinzione che l'altro possa minare la nostra identità, il nostro ego... un ego che si appropria solo di qualche familiare e di qualche amico, ma che, al di là di questi stretti confini, vede subito nemici.
Qualche illuminato ha cercato di portare un po' di luce nelle menti ottenebrate di questa razza di scimmie, ma ancora una volta la ricerca della luce è stata interpretata come una guerra contro le tenebre. La luce contro le tenebre.
Non è così. Le tenebre si scacciano accendendo la luce, non combattendo il buio.
Il nemico non è fuori, è dentro. E non lo si può vincere combattendo un nemico esterno.
In tutto questo, è evidente il feroce retaggio animale, la mancanza di consapevolezza. Ma è difficile portare un po' di lucesenza scatenare qualche nuova crociata. Le religioni hanno tentato di far qualcosa, ma subito si sono trasformate in ideologie armate, disposte a combattersi anche con le armi. Vedi i terroristi, i fondamentalisti...
Il punto è che ognuno deve convincere se stesso, deve scacciare le tenebre da se stesso, deve liberarsi da solo della propria follia. Non c'è la pillola per diventare saggi. Non c'è il farmaco per diventare consapevoli.
Non si può diventare consapevoli in massa. Ognuno deve farlo da solo. E partecipare alle crociate, alle missioni o alle Chiese dogmatiche non serve a nulla.
Lo sviluppo della consapevolezza è l'unica spiritualità. Tutto il resto è una vernice con cui un paranoico ego dipinge se stesso con colori di nobiltà. Intorno a noi vediamo individui che ammantano di nobili parole le loro ignobili intenzioni. Gridano, parlano, fanno comizi, pontificano, sono sempre in televisione, ma non hanno un attimo di auto-coscienza, non riescono a vedere se stessi.
La consapevolezza, cioè la luce, si accende solo se ci si guarda, se si fa un passo indietro per contemplare se stessi, la propria mente. Non in altri modi, non parlando, non pregando, non discutendo. Ma guardando se stessi e staccandosi dal proprio ego. Solo così, in questa quiete mentale, si crea un attimo di interruzione, una fessura, da cui può irrompere la luce della consapevolezza.

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