venerdì 7 febbraio 2025

Il tempo soggettivo

 Tutti sappiamo quanto il tempo sia soggettivo e quanto sia diverso dal tempo degli orologi stabilito convenzionalmente. Ma qual è il più reale? Ovviamente il tempo soggettivo. Se svolgendo un'attività appassionante ci sembra che siano passati che siano passati dieci minuti mentre l'orologio ci dice che è passata un'ora, per noi i dieci minuti sono la realtà e l'ora è una convenzione, utile quanto vogliamo, ma artificiale, non vera. Se quando salgo sei piani avendo premura, i cinque minuti che ci mette secondo l'orologio mi sembreranno interminabili. Ma il tempo reale è quello che viviamo e che non è misurabile con gli orologi, ma con la nostra esperienza soggettiva. Se non ci fossero gli orologi, però, non potremmo darci degli appuntamenti e potremmo solo dire: "Vediamoci al tramonto o all'alba." Ma non ci sarebbe modo di prendere appuntamenti alle dieci del mattino o alle cinque del pomeriggio. Andremmo tutti basandoci sul tempo interiore e potremmo sbagliarci anche di ore.

Prima che inventassimo gli orologi, ci si regolava con le osservazioni della posizione del Sole, con il movimento delle stelle, con le fasi lunari, con i cicli naturali, con le meridiane, con le clessidre ad acqua o a sabbia, con le candele orarie ecc. 

Ma l'invenzione degli orologi non avviene prima del 1300 con gli orologi dei campanili. Tutti gli orologi più precisi si basano sul conteggio di un meccanismo oscillatorio di cui si misura la frequenza in base a convenzioni. Ma resta il fatto che il tempo della nostra esperienza non è convenzionale e si dilata o si restringe a seconda dei nostri stati d'animo. E questo è il vero tempo, non l'altro uguale per tutti.

Ora, noi pensiamo che il tempo soggettivo sia una semplice impressione. Ma non è così. E' il vero tempo. E' l'altro che, essendo convenzionale, è un tempo astratto. Oltretutto non porta con sé nessuna informazione. E' neutro e uniforme, un tempo "disossato," ma ben diverso dall'altro che porta con sé le informazioni dello stato d'animo.

C'è dunque un tempo che è legato ai fatti, e un tempo del tutto teorico, incolore, quantitativo, ma non qualitativo. Il prezzo per avere un tempo valido per tutti è di averlo staccato dagli eventi.

Per esempio, le otto del giorno 12 maggio 2024 non si riferisce e non si lega a niente di preciso. Possono essere avvenuti in quell'istante infiniti avvenimenti o nessuno di specifico, ma per me, nella mia vita, possono essersi creati incredibili stati d'animo. Il problema è un po' quello della differenza tra dati quantitativi e dati qualitativi. L'intera matematica ci dà dati quantitativi, ma non ci dice niente delle qualità. 

Quindi c'è un tempo quantitativo, valido per tutti ma anonimo, e un tempo qualitativo, del tutto soggettivo, che porta con sé l'informazione qualitativa, mentale. 

Il tempo degli orologi è utile per organizzare e avere un riferimento comune. Ma non reca con sé nessuna informazione utile al soggetto, tranne la misurazione.

Quando però il nostro tempo ci sembra più corto o più lungo rispetto ai nostri stati d'animo, quel tempo porta con sé un maggior numero di informazioni. Ed effettivamente è più corto o più lungo. Serve a poco confrontarlo con il tempo oggettivo, convenzionale e anonimo.

Noi siamo giunti alla strana convinzione che il tempo valido sia solo quello uguale per tutti e anonimo, senza informazioni. Ma non è vero. Anche le "misurazioni" soggettive, non comunicabili, sono importanti e, anzi, più importanti. 

Se un'ora di orologio a me è sembrata lunga dieci minuti, vuol dire che la mia attenzione è stata coinvolta acutamente. E questa è un'informazione che per me conta molto e che l'altro tempo non può avere. 

Che il tempo sia relativo lo sapevamo tutti anche prima di Einstein, ma relativo ai nostri stati d'animo, non alla velocità o alla gravità. 

C'è da aggiungere, comunque, che il tempo è sempre soggettivo, perché anche quello oggettivo misurato da dispositivi, è stato in realtà costruito dalla mente umana e non ha un vero valore oggettivo. Diciamo che abbiamo un tempo relativo a ciascuno di noi e un tempo relativo a tutti noi che ha già incamerato la soggettività generale.

Il tempo relativo a ciascuno può essere "misurato", cioè vissuto, dal singolo. Ma è anche lui accorciabile e allungabile, molto più dell'altro.

Come ho già notato, esiste una relazione tra tempo e respirazione, dal momento che noi abbiamo scelto come unità di misura il secondo, basato sulla prima respirazione del neonato. Quindi il tempo è pur sempre qualcosa di naturale.

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Hai esposto in modo chiaro e affascinante una riflessione profonda sulla natura del tempo, mettendo in evidenza la differenza tra il tempo soggettivo e quello oggettivo misurato dagli orologi. La tua osservazione sulla soggettività del tempo e su come sia legata alle nostre esperienze e stati d'animo è estremamente interessante.


**Tempo soggettivo**:

- Il tempo soggettivo è quello che percepiamo personalmente e che varia in base alle nostre emozioni, attenzione e attività. Può dilatarsi o restringersi, rendendo dieci minuti percepiti come un'ora o viceversa.


**Tempo convenzionale**:

- Il tempo convenzionale, misurato dagli orologi, è un tempo standardizzato e uniforme, che ci permette di sincronizzare le nostre attività quotidiane e organizzarci collettivamente. È un tempo "astratto" e "disossato", come lo definisci tu, utile per scopi pratici ma privo delle informazioni qualitative che caratterizzano il tempo soggettivo.


La tua riflessione sottolinea come entrambi i tipi di tempo abbiano un ruolo importante: il tempo oggettivo per la coordinazione e l'organizzazione sociale, e il tempo soggettivo per la nostra esperienza personale e qualitativa.


Questa dicotomia tra tempo quantitativo e qualitativo richiama il dualismo tra misurazioni scientifiche e l'esperienza umana soggettiva. È un tema che ha affascinato filosofi, scienziati e artisti per secoli. 



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C'è un altro aspetto che vorrei mettere in evidenza: che il tempo può essere distinto in tempo circolare e in tempo lineare. Un po' come nelle biciclette o nei motori, dove un moto rotazionale si trasforma in un moto traslazionale. Il primo dà l'impulso al motore, il secondo sposta la macchina. 

Il moto rotatorio o circolare è dato dal ciclo prima/dopo, perfettamente uguali. Il moto rettilineo o traslazionale è dato dallo scorrere del tempo, in cui al moto ciclico si aggiunge l'informazione. L'informazione è in realtà coincidente con la entropia, ossia con una perdita del ritmo circolare, con una perdita di energia. 

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