martedì 3 settembre 2013

L'agonia della religione

Il Papa si sgola tutti i giorni per caldeggiare la pace. E fa bene. Ma evidentemente nessuno lo ascolta. Non lo ascoltano né i potenti della Terra, che continuano a fare guerre, né il Potente del cielo - che, anzi, ha concepito il mondo come luogo del conflitto.
Povero Francesco, quando si renderà conto che il Dio di cui parla non è reale, ma solo un'immagine della mente?
A quel punto, non potrà più fare come Ratzinger, che se ne è andato. Ma dovrà sciogliere la Chiesa.
Gesù si rese conto di questa verità quando sulla croce esclamò: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" Realizzò che la sua immagine di Dio  era sbagliata.
Questa fu la sua illuminazione.
Ovviamente, i cristiani non lo hanno capito. E hanno continuato a coltivare un'illusione per duemila anni.
Mi domanderete: è possibile che milioni di uomini si siano sbagliati?
Oh, sì, perché il vero Dio di questo mondo non è Satana (un'altra maschera), ma Maya, la dea dell'illusione.
È Il potere di Maya che domina le menti umane.

1 commento:

  1. Ciao. :-)
    Commento a seguire un po’ lungo, visto le implicazioni.. ;-)
    Dio per il mio modo di sentire è nell’uomo quella forza interiore, quella luce nella mente capace di discernere per unire, è la luce dell’intelligenza nell’uomo, la sua capacità di sentire, di fare esperienza.
    Non è folle rivolgersi ad un Dio fuori se quella coscienza in noi di un’apparenza di un dentro e di un fuori è reale, quando è consapevolezza di ciò che è speculare, di ciò che sembra essere per separazione e contrasto e non è. Allora secondo il tipo di forza di cui in quel momento abbiamo necessità dialoghiamo con un fuori al fine di cogliere a specchio interiormente, di far risuonare in noi. Se realmente i concetti sono concetti è l’esperienza interiore che importa e che dà la misura di ciò che non può essere limitato dalla sola visione dei sensi umani. Non mi riferisco a Dio ma a tutto il mistero di cui la nostra coscienza fa esperienza, in cui la nostra coscienza è immersa e di cui si interroga.
    Quel “Mio Dio Mio Dio perché mi hai abbandonato?” può avere altro significato da quello suggerito dalle tue parole, l’inizio di un Salmo a racchiudere tutto il percorso dell’esperienza di Gesù. La cosa è credibile, il salmo a racchiudere il compimento della profezia. Un gesto che è intriso di significato necessario a colmare della coscienza profonda dell’essere il dolore profondo di impotenza. Impotenza perché la strada della coscienza interiore, della luce interiore è conquista individuale di cui Gesù ha coscienza di non potersi fare carico se non attraverso il suo esempio, la sua voce. E’ la fede che salva dalla morte interiore l’uomo, quella fede che non può che essere perseguita individualmente, questa la sua impotenza, questa la sua tristezza verso un mondo dove quella coscienza è strada lunga di conquista individuale.
    I cristiani che come dici non lo capiscono, e vedono e proiettano un immagine di Dio padre
    sono gli infanti che percorrono quella strada, è la brakti indiana, la via dell’amore, non quella della conoscenza nella mente, della coscienza mentale, ma del dono di sé. Ogni via per ogni carattere. Per ogni necessità interiore.
    Questi punti li conosci eppure le tue parole, quasi come se anche tu sperimentassi quel senso di impotenza, quel desiderio che la luce possa ardere forte nella mente dell’uomo. Forse la libertà è difficile da sostenere quando ci pare così semplice ciò che ci è stato dato con l’esperienza.
    Sì, “è il potere di Maya che domina le menti umani” quel demone che visto attraverso la luce della coscienza è quello stesso Dio che attende di essere scoperto, che vuole essere scoperto, che brama di essere scoperto (credo direbbe Merton).
    Allora “il Dio di Francesco” è reale e risponde attraverso le coscienze, perché quello è il suo potere negli umani, un potere che chiede consenso, che vuole essere accolto, amato, riconosciuto.
    Parlo e dico tutto questo con quella stessa fragilità di una coscienza in cammino, con quella stessa esigenza di poter sperimentare quella coincidenza degli opposti, come assetata di strappare e per sempre l’ultimo velo. Così nel desiderio mi allontano dando autenticità a quel velo attraverso l’attesa di un fuori mentre il gioco sta dentro e qui e in me. Questo è Lila. Eccolo di nuovo il Dio..

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