giovedì 11 ottobre 2012

Il valore del desiderio


La causa di ogni attaccamento, e quindi di ogni sofferenza, è il desiderio. Ma bisogna comprendere che il desiderio è la spinta che ci fa andare avanti e che senza desideri finiamo solo depressi. Tutto è sorretto da qualche desiderio: anche l'illuminazione. Inoltre certi desideri sono programmati dagli istinti per la sopravvivenza e altri sono indotti dalla società. Quelli indotti dalla società (essere ricchi, essere importanti, comprare determinate cose) possono essere padroneggiati con un adeguato autocontrollo. Non possiamo però non provare il desiderio di mangiare, perché senza cibo moriremmo in breve tempo. Anche il desiderio sessuale è voluto dalla natura per far sopravvivere la specie. Tuttavia anche nei desideri naturali entrano in gioco valori sociali, psicologici e culturali, per esempio mangiare determinati cibi o in determinati modi, oppure essere ossessionati da determinati rapporti sessuali o da una compulsività senza limiti. L'ascetismo antico si illudeva che digiunando o astenendosi dal sesso, si potessero ottenere grandi meriti.  Ma la verità è che non si raggiunge l'illuminazione attraverso i digiuni o la castità. Se eliminassimo questi desideri, semplicemente la vita sulla terra finirebbe. Però nessuno entrerebbe nel Nirvana. Se bastasse digiunare o astenersi dal sesso, sarebbe relativamente facile diventare illuminati. Il regno dei cieli sarebbe pieno di anoressici e di impotenti. E non è così. Chi combatte i desideri e i bisogni naturali in realtà soffre ancora di più. E diventa non un santo, ma un mostro. Capita di vedere alcuni pseudo “santi” divorati, senza la minima autoconsapevolezza, da ambizione, da invidia o da orgoglio. Dunque, in campo spirituale, non è il desiderio naturale ciò che ci rovina, ma il desiderio che proviene dall'interiorità, dalla psiche egocentrica.  Lo dicono chiaramente i Vangeli: “Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia…” (Mc 7,21-22). Insomma i desideri da combattere non sono quelli naturali, ma quelli che nascono dall'animo pervertito o inconsapevole.
Il desiderio è ambivalente: è ciò che ci àncora alla vita, ma è anche ciò che ci spinge a trascenderla. Finché si è in vita non è possibile, e neppure auspicabile, reprimere i desideri naturali. Ma si può lavorare a comprendere il meccanismo del desiderio, in modo da ridurre i peccati contro lo spirito – quelli che ci legano ad un'esistenza deteriore. Comunque sia, è evidente che l'illuminazione, il risveglio, ha più a che fare con una comprensione che con un atto del corpo, è più un'apertura della mente che una chiusura fisica e che in alcuni casi i piaceri sono più vicini alla spiritualità che alla materia.

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