domenica 18 settembre 2011

Decidere per sé

Coloro che negano il diritto ad esprimere le proprie volontà nel testamento biologico o comunque nella fine della vita o nel corso di qualche malattia terminale, sostengono che chi si trova in cattive condizioni di salute, magari vecchio, abbandonato e depresso, non è in grado di valutare obiettivamente il suo stato ed è "condizionato" da fattori psicologici ed esterni; di conseguenza è meglio che decida per lui un terzo, il medico. Ma si tratta di un argomento capzioso per negare il diritto alla libertà di scelta. Infatti, chi può mai essere obiettivo quando si tratta di prendere decisioni in momenti delicati? Nessuno è mai obiettivo: siamo tutti condizionati dai nostri stati d'animo e dall'ambiente esterno. Chi vota per un partito è obiettivo?  E' solo la sua opinione. Chi decide di sposarsi è obiettivo? Chi decide di fare un figlio è obiettivo? Chi abbraccia una fede non è condizionato da chi gli sta intorno? Eppure nessuno gli contesta il diritto a decidere. Chi non vuole il testamento biologico non è spinto da motivazioni religiose o da ideologie?
L'uomo è questo - è un essere che deve decidere continuamente in maniera del tutto soggettiva. Certo, qualcuno può aiutarlo. Ma chi ci assicura che anche chi lo aiuta sia obiettivo o non sia condizionato? In ogni caso la decisione ultima non può che essere del soggetto stesso.
Piuttosto sarebbe opportuno che ci si abitui a sviluppare un atteggiamento consapevole. Ma a questa cultura delle consapevolezza si oppongono proprio coloro che negano al singolo il diritto di scegliere, il diritto di pensare con la propria testa.

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