giovedì 15 luglio 2010

La gestione delle emozioni

In meditazione, prima o poi bisogna arrivare a una gestione delle emozioni; altrimenti non si può andare oltre un livello convenzionale dei comportamenti emotivi – e quindi non si può andare molto in là sulla strada della meditazione stessa. Di solito, a questo punto, si parla di emozioni negative. Ma la distinzione fra emozioni positive ed emozioni negative è sempre relativa. Per esempio, la rabbia è considerata un sentimento negativo. Tuttavia la sua spinta può essere quanto mai utile a superare situazioni difficili. Lo stesso vale per la paura, per l’odio e per il desiderio: non si può buttare via il loro impeto emotivo limitandosi ad una semplice repressione, come se fossimo dei semplici pretini.


Bisogna saper distinguere innanzitutto tra sensazioni e reazioni; bisogna cioè saper individuare, isolare e stare con la sensazione. Il suo impeto può essere particolarmente utile per dare energia alla nostra vita. Ma, a tale scopo, è necessario saper assaporare l’emozione e utilizzarla per altri sbocchi: si potrebbe anche parlare di sublimazione.

Nel momento in cui si riesce a stare con la sensazione, la sua forza può essere deviata verso altre mete, diverse da quelle originarie. In tal senso le emozioni sono tutte positive. L’importante è saperle trasformare e manipolare.

La cosa è particolarmente importante per il desiderio e per il piacere. Un desiderio genuino è un’enorme forza, che può essere convogliata verso sbocchi diversi. Un desiderio è sempre la voglia di ottenere e di godere qualcosa. Perfino il desiderio di illuminazione rientra in questa categoria, e non è diverso per esempio dal desiderio sessuale. Infatti, non abbiamo una cosa e tendiamo ad essa perché sentiamo che può darci gioia ed energia. Ma anche qui il punto è riuscire a stare con la sensazione, facendocene pervadere l’intero organismo.

Mentre però è giusto cercare di limitare gli impulsi della rabbia, dell’odio o della paura, pur utilizzando la loro spinta, nel caso del desiderio bisogna cercare di rilassarsi nella sensazione e riuscire ad espanderla, fino a farla diventare onnipervadente. La sensazione non dev’essere più limitata a una particolare persona o a un particolare oggetto. Ma va lasciata illuminare a poco a poco l’intero essere. Ecco come nasce in meditazione la beatitudine. Naturalmente molto dipende dalla qualità e dall’intensità della forza iniziale. Ma resta il fatto che, nel campo delle emozioni, non bisogna mai buttare via niente.

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