venerdì 2 ottobre 2015

L'interconnessione cosmica

Quando il Buddha osserva che tutte le cose sono interdipendenti, esprime un concetto modernissimo.
L’interdipendenza, infatti, non va intesa come semplice compresenza di enti inerti, ma come un gioco di specchi in cui ognuno rispecchia e influenza l’altro.
La fisica moderna dice la stessa cosa: il mondo non è costituito da un insieme amorfo di atomi, di oggetti e di enti, ma da un gigantesco intreccio di tutte le cose.
Forse non ci si rende conto che un simile sistema di correlazioni comporta, come dice il fisico Carlo Rovelli, “una rete di reciproca informazione fra sistemi fisici.”
Benché in fisica la nozione di informazione indichi soltanto una possibilità di misurazione, resta il fatto che a tutti i livelli, da quello degli atomi a quello degli esseri viventi, le cose ricevono informazioni da altre cose, proprio perché sono interdipendenti, correlate.
Quindi la nascita della coscienza è uno sviluppo inevitabile del modo in cui sono poste le cose. Tutti riceviamo e diamo informazioni, tutti riceviamo e diamo conoscenze.
Perché è così importante questa osservazione? Perché ci conferma che noi siamo ciò che conosciamo e siamo conosciuti, nonché il modo in cui conosciamo e siamo conosciuti. Come è scritto nel Dhammapada,

“Siamo quel che pensiamo.
Tutto ciò che siamo sorge con i nostri pensieri.
Con i nostri pensieri creiamo il mondo.”


In conclusione, è da come pensiamo, riflettiamo, siamo coscienti e meditiamo che dipende il nostro essere e la nostra esistenza.

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