Le parabole
evangeliche (ma in realtà l’intero mito cristiano) possono essere lette in
maniera diversa dall’interpretazione piatta e letterale della tradizione.
Alcune poi sono vere e proprie allegorie, in cui si cela qualcosa dell’antica
sapienza orientale.
Per esempio,
ce n’è una in cui cinque vergini savie (consapevoli) e cinque vergini stolte
(inconsapevoli) si preparano ad accogliere uno sposo per una cerimonia nuziale.
Mentre quelle sagge si procurano le lampade e l’olio per accenderle, quelle
inconsapevoli si dimenticano l’olio.
Ora, la
lampada, da che mondo è mondo, è un simbolo dell’illuminazione, per arrivare
alla quale è necessario l’olio, la consapevolezza.
Mentre le
cinque ragazze disattente perderanno la cerimonia, le cinque ragazze consapevoli
faranno brillare le lampade accogliendo lo sposo e partecipando alla festa.
Chi è lo
sposo?
Una persona,
Dio, Gesù?
No, la
consapevolezza di questo istante, che libera dall’oscurità del tempo e del
dualismo mentale. “Vegliate, dunque”, non dormite nell’attesa, esercitate
subito la vostra presenza mentale.
Un’altra
parabola è quella di Marta e Maria, due amiche di Gesù, e sorelle di Lazzaro, che
lo accolgono una notte in casa loro. Ora, mentre Maria, sedutasi ai piedi di
Gesù, ascoltava immobile e in silenzio le sue parole, Marta svolgeva i suoi
molti servizi, cioè non stava mai ferma e lavorava distratta. Allora, Gesù la
rimproverò: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una
sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non
le verrà tolta”.
Che cos’è
questa “parte migliore”?
Ovviamente, l’atteggiamento
di ascolto attento, di raccoglimento, di meditazione, di presenza mentale.
Insomma, tra
un atteggiamento attivistico ed uno contemplativo, Gesù dice che l’elemento
essenziale è quello contemplativo… alla faccia della Chiesa che ha cancellato
ogni tradizione contemplativa e si è dedicata all’affarismo e alla politica.
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