sabato 17 ottobre 2015

La lampada dell'illuminazione


Le parabole evangeliche (ma in realtà l’intero mito cristiano) possono essere lette in maniera diversa dall’interpretazione piatta e letterale della tradizione. Alcune poi sono vere e proprie allegorie, in cui si cela qualcosa dell’antica sapienza orientale.

Per esempio, ce n’è una in cui cinque vergini savie (consapevoli) e cinque vergini stolte (inconsapevoli) si preparano ad accogliere uno sposo per una cerimonia nuziale. Mentre quelle sagge si procurano le lampade e l’olio per accenderle, quelle inconsapevoli si dimenticano l’olio.

Ora, la lampada, da che mondo è mondo, è un simbolo dell’illuminazione, per arrivare alla quale è necessario l’olio, la consapevolezza.

Mentre le cinque ragazze disattente perderanno la cerimonia, le cinque ragazze consapevoli faranno brillare le lampade accogliendo lo sposo e partecipando alla festa.

Chi è lo sposo?

Una persona, Dio, Gesù?

No, la consapevolezza di questo istante, che libera dall’oscurità del tempo e del dualismo mentale. “Vegliate, dunque”, non dormite nell’attesa, esercitate subito la vostra presenza mentale.

Un’altra parabola è quella di Marta e Maria, due amiche di Gesù, e sorelle di Lazzaro, che lo accolgono una notte in casa loro. Ora, mentre Maria, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava immobile e in silenzio le sue parole, Marta svolgeva i suoi molti servizi, cioè non stava mai ferma e lavorava distratta. Allora, Gesù la rimproverò: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le verrà tolta”.

Che cos’è questa “parte migliore”?

Ovviamente, l’atteggiamento di ascolto attento, di raccoglimento, di meditazione, di presenza mentale.

Insomma, tra un atteggiamento attivistico ed uno contemplativo, Gesù dice che l’elemento essenziale è quello contemplativo… alla faccia della Chiesa che ha cancellato ogni tradizione contemplativa e si è dedicata all’affarismo e alla politica.

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