La tirannia
della mente è così forte che, spesso, per liberarcene, ricorriamo a droghe,
alcool, tranquillanti, stupefacenti, psicofarmaci, antidepressivi, sesso
compulsivo, fusione nei movimenti collettivi o nelle sette, sport estremi,
guerre e così via. L’intenzione sarebbe quella di trovare sollievo dalla
tortura dei pensieri, che ci dicono che siamo dei falliti, che non valiamo
nulla, che abbiamo difetti insopportabili, che abbiamo subito traumi
insuperabili, che nessuno può aiutarci, ecc. Cerchiamo quindi di dimenticare,
di far smettere l’attività dei ricordi e dei giudizi. Regrediamo fino ad annullarci,
ad autodistruggerci.
Sbagliamo
tutto. Cerchiamo di abbassare la consapevolezza. Mentre la salvezza sta nell’acuirla.
Lo scopo è
fermare l’attività di una mente che non ci dà tregua.
Acuire la
consapevolezza non significa pensare di più e neppure non pensare per nulla. Ma
sviluppare un’attenzione per l’attimo presente che ci fa trascendere tanto l’ego
separato quanto ogni altro pensiero.
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