Per noi, la parola
“Dio” è solo un concetto, un’idea - non un’esperienza.
Domandiamo che
cosa sia Dio a chi dice di crederci o non crederci. Per rispondere a questa
domanda, dovremmo conoscere la psicologia individuale. E allora scopriremmo che
può essere cose diverse: potere, ordine, fondamento, principio, padre, energia,
creatore, protettore, padrone, amore, autorità, legge o niente del tutto.
Per molti non
è niente, perché non corrisponde a nessuna esperienza concreta: resta un’idea
astratta della mente.
Anche la
parola “essere” (con cui possiamo indicarlo) rischia di essere un’idea
astratta. Che esperienza abbiamo dell’essere?
Il problema è
che noi continuiamo a pensare a Dio o
all’essere, ma non ne abbiamo esperienza. E perché? Perché dovremmo sospendere
qualsiasi idea, qualsiasi concetto.
È solo
nell’esperienza che troveremo la nostra origine, ciò che siamo.
A questa
esperienza si oppone come uno schermo
proprio la mente, che ci anticipa i suoi giudizi e le sue interpretazioni.
Ma noi
dovremmo fare esperienza di ciò che non è condizionato, di ciò che sta nel
profondo.
Come diceva
Democrito, “la verità è nel profondo.”
Sospendendo la
mente, troveremmo quella luce, quella spaziosità, quella vastità e,
soprattutto, quell’armonia, quella pace che è il fondamento del nostro essere.
Ma siamo
capaci di smettere di pensare, di togliere questo schermo di idee preconcette?
Siamo capaci di far silenzio nel chiasso della mente?
Perché, in
quel silenzio…
Questa è la
meditazione: non anticipare con la mente, ma percepire direttamente ciò che sta
alla nostra base.
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