È incredibile quanto
siamo attaccati al dolore, al punto di farne l’io di riferimento. Arriviamo al
punto di farci identificare dalla sofferenza che abbiamo sperimentato in passato:
contrasti, lotte, umiliazioni, errori, fallimenti, perdite, lutti, malattie,
ecc.
La salvezza è
uscire il più possibile dalle identificazioni con le esperienze passate e
concentrarci sul presente (il sole che ci batte sulla fronte, l’albero in
fiore, la frescura quando fa caldo o il caldo quando fa freddo, un momento di
quiete o di benessere, il respiro calmo, ecc.), sulla consapevolezza del
momento presente, che è sempre nuovo e fresco,che non porta con sé il fardello delle
memorie negative.
Quando siamo
in meditazione, stiamo bene attenti a non scivolare né nei ricordi né nelle
anticipazioni.
Dimoriamo in
questa “terra di mezzo” che è il presente esteso del qui e ora.
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