C’è il bisogno
di essere deliberatamente e frequentemente consapevoli.
Tutti veniamo
sollecitati e trasportati da impulsi interni, istinti, passioni,
predisposizioni, tendenze innate e pregiudizi individuali e collettivi.
Siamo immersi
in un magma caotico di pulsioni interne e di influenze esterne. E il guaio è
che non ce ne rendiamo conto. Crediamo di essere noi a dirigere la danza. E
invece non è così.
Il primo passo
da compiere è dunque prendere coscienza che siamo sugheri sballottati da ogni
genere di ondate, marionette i cui fili sono tirati dagli altri, anche
attraverso la cultura comune che introiettiamo.
Non si tratta
di fare grandi sforzi, ma di osservare il mondo e noi stessi come se fossimo
degli osservatori esterni.
Dopodiché è
necessario intensificare la consapevolezza, ripetendoci periodicamente la
domanda: “Chi sono io in questo momento? Chi parla, pensa e agisce per me? Sono
io o è qualcuna altro?”
Dobbiamo
penetrare nel momento presente e vederci per quel che siamo, nel modo in cui
siamo.
Chi è che fa
questa operazione? Non il solito io condizionato, ma un nuovo e antico sé che cerca di farsi
strada.
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