Il pensiero è
uno strumento importantissimo. Ma nient’altro che questo: uno strumento.
Se ci facciamo
caso, la maggior parte dei pensieri sono idee ripetitive, ossessioni,
fantasticherie, ricordi, ecc. Insomma sono inutili; anzi, sprecano energia.
In meditazione
sono i nostri peggiori nemici, perché, mentre noi siamo qua, i nostri pensieri
sono altrove.
In meditazione
non dobbiamo usare il pensiero, ma essere consapevoli, essere presenti. Il che
non significa pensare, ma essere.
Essere
presenti o essere consapevoli non è pensare.
La
consapevolezza è prima del pensiero, è priva del pensiero. Non è vero, come
sosteneva Cartesio, che siamo perché pensiamo. Prima siamo e poi pensiamo di
esserlo.
Essere
consapevoli significa essere presenti qui e ora. “Io sono qui e ora.”
In meditazione
non dobbiamo identificarci con i nostri pensieri, con la nostra mente. Dobbiamo
piuttosto identificarci con la nostra consapevolezza primordiale, con la nostra
nuda presenza – è ciò che chiamiamo il sé, un sé che rifulge quando smettiamo
di elaborare pensieri superflui, quando si crea uno spazio vuoto, un’interruzione,
una pausa nella nostra produzione di pensieri.
Identifichiamoci
con la non-mente, un campo energetico che è connotato da pace e da silenzio.
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