È difficile uscire dalla logica di sacrifici,
per cui il sacro è legato al sacrificio.
Nell’antichità si pensava che Dio fosse il
creatore della vita e che la vita fosse per così dire l’unica moneta di scambio
con gli dei.
Dio crea la vita e poi se la riprende; e,
quindi, se si vuole entrare in contatto con lui, il supremo Pastore, bisogna
offrirgli qualche vita in dono.
Il supremo Pastore accumula vite, che sono il
suo capitale, il bene cui tiene di più.
Poi, uscendo dal primitivismo, si è pensato che
il sacrificio potesse essere una rinuncia. Sacrificando qualcosa di sé, l’uomo
rinuncia al proprio egoismo. E, così facendo, segue il processo attraverso cui
Dio, per creare, ha rinunciato alla propria unità originale, creando l’altro-da-sé.
Anche nella meditazione, si rinuncia a
qualcosa: al proprio pensiero. Per entrare nell’indifferenziato.
Non c’è niente da fare: sacro = sacrificio.
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