Se potessimo cogliere il sé nella sua totalità,
se potessimo non lasciar fuori niente, allora il mondo non avrebbe più un senso
nuovo e tutto sarebbe così abituale e prevedibile che diventerebbe monotono e
ripetitivo.
Deve quindi rimanere una sorgente sempre
nascosta e inafferrabile, una fonte di nuovi sensi e di nuovi concetti, un
Oriente che si sottrae sempre alla ricerca di senso.
Voler inseguire questa sorgente è come voler
inseguire la propria ombra. È il fondo abissale che non può essere dispiegato
razionalmente se non si vuole uccidere ogni novità, che non può essere
illuminato se non si vuole che diventi sterile. Questo fondo noi lo abitiamo
senza mai poterlo conoscere del tutto, perché è la fonte della conoscenza.
L’essenza dell’uomo, la sua anima, l’anemos mobile come il vento, è questo
darsi che si sottrae. Si dà quando si sottrae e si sottrae quando si dà.
Non possiamo conoscere il Fondo abissale perché
la luce della ragione lo sconvolgerebbe, facendo dissolvere anche l’io. Ma
possiamo abitarlo, o meglio farci abitare da esso, lasciandoci aperti a nuove
irruzioni di senso, a rivelazioni, a illuminazioni. E possiamo conoscerne
qualcosa.
Non siamo noi che gettiamo un fascio di luce
(il che proietterebbe le categorie della ragione), ma è qualcosa che emerge dal
buio, un po’ come un pianeta che finora era rimasto nascosto.
È chiaro che per far questo (fin dove possiamo)
dobbiamo rallentare l’abituale attività conoscitiva, riflessiva ed ermeneutica.
Comunque, questo nostro atteggiamento, pur
escludendo domande, è una forma indiretta di interrogazione. L’attesa cui ci
predisponiamo è una forma di ricerca o di agguato. È come andare a caccia:
quando metto una trappola, non so quale animale ci cadrà, ma qualcosa sarà
intrappolato. Ed è la mia trappola che trasforma un animale libero e spontaneo
in un prigioniero chiuso in una gabbia. Sono io che provoco l’evento. Anche le
reazioni che provoco nell’animale saranno state decise dalla mia trappola.
Non è dunque facile conoscere se stessi e non è
nemmeno del tutto auspicabile. Quando avremo ridotto ogni luogo del pianeta ad
una specie di luna park senza più misteri, ci toccherà trasferirci su qualche
altro pianeta.
Dunque, dobbiamo avanzare in una terra
inesplorata, cercando di non portarci dietro tutte le nostre abitudini, i
nostri interessi e i nostri schemi di pensiero. Dobbiamo guardarla, e lasciarla
lì indisturbata, come una riserva di senso.
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