Non sempre l’alienazione (l’esperienza di non
essere se stessi) è un’esperienza negativa. Anzi, è un’esperienza positiva se
quel che siamo è qualcosa di sgradevole. Se, per esempio, veniamo assaliti da
un impeto di rabbia, di odio o di invidia, non è negativo poter dire: “Io non
sono una persona arrabbiata, odiatrice o invidiosa”.
È invece fondamentale poter dire: “In questo
momento vengo assalito da un certo impulso… Ma io non mi identifico affatto con
questa persona che prova rabbia, odio o invidia. Io sono altro!”
Un tale disconoscimento ci permette di correggere
il tiro e di ritornare ad uno stato di calma.
Sarebbe molto peggio se non compissimo questa
dissociazione, e peggio ancora se non ne fossimo nemmeno coscienti.
Lo scopo di un tale sviluppo della
consapevolezza è uscire dagli schemi negativi di identificazione e cambiare a
poco a poco i nostri comportamenti e noi stessi. C’è sempre un momento in cui
stiamo per essere assaliti da un impulso negativo e possiamo correggerne il
tiro.
Per esempio, se una persona è soggetta a
continui impulsi di rabbia, non solo renderà difficile il suo rapporto con gli
altri, ma si rovinerà anche la salute. È quindi molto importante modificare
questo difetto.
Ma lo è anche sul piano spirituale, per uscire
dagli schemi e dalle reazioni consolidate,
per conoscere se stessi, per coltivare concentrazione, stabilità, calma
e chiarezza – e alla fine per risvegliarsi dal sonno delle abitudini mentali. E
la strada è quella di diventare consapevoli di ciò che ci passa dentro in certo
momenti della giornata. Dobbiamo diventare auto-consapevoli, non essere
semplici animali dominati da istinti incontrollabili.
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