Il vuoto mentale non è il contrario dell’essere
e del pieno, ma ciò da cui ha avuto origine ogni coppia di opposti, tra cui
essere e non essere, vita e morte, ecc.. È la Potenzialità, l’Origine, laddove
gli opposti non solo non si escludono a vicenda, ma sono complementari. È un
campo di polivalenze, di plurisignificati, di ambivalenze, di dissolvenze.
Ma non si tratta dell’inconscio, ossia del
luogo di tutto ciò che è rimosso dalla ragione nel corso della sua opera di
dominazione e di denominazione. È piuttosto ciò da cui ha avuto origine la
dicotomia conscio-inconscio. Certo, è difficile barcamenarsi ai bordi di questo
immenso e agitato oceano. Meglio non buttarcisi dentro, ma stare a contemplare
dalla riva.
Contemplare in questo senso non è cercare una
verità, più o meno incontrovertibile, che sarà comunque prima o poi superata,
ma soffermarsi davanti all’apertura di senso, che è molto simile ad un occhio
aperto.
Questo occhio guarda tentando, più che di
trovare un senso, di abbracciare la visione, ponendosi per ciò stesso al di là
anche di essa, in quella ulteriorità di
senso che è trascendenza.
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