Quando si leggono testi buddhisti, si ha l'impressione di un
pensiero pessimista. Ma l'insistere sugli aspetti negativi dell'esistenza nasce
da uno sforzo di superarli. Soltanto che il metodo è diverso da quello che seguiamo
di solito.
Quando le cose ci vanno
male, noi neghiamo l'evidenza della sofferenza, ci ripetiamo che tutto va bene
e cerchiamo di massimizzare il piacere - proprio per annegare la negatività.
Invece il metodo buddhista non è basato sul trucco dell'evitamento. Cerca
innanzitutto di esaminare attentamente il problema, di sviscerare la questione,
nella convinzione che solo se prendiamo coscienza della sofferenza e dei suoi
meccanismi potremo uscirne.
Va tutto bene, va tutto
bene... ma se vi muore una persona cara, se perdete il lavoro o se vi ammalate,
non va bene per niente, e la sofferenza è inevitabile. Per superare il
problema, dobbiamo per prima cosa ammetterlo e guardarlo bene in faccia, non
negarlo o cercare di annegarlo in qualche supplemento di piacere. Noi
soffriamo, noi abbiamo spesso a che fare con qualche aspetto negativo
dell'esistenza. Non si tratta dunque di pessimismo, ma di realismo. Il metodo
per uscire dalla sofferenza sta nello studiarla, nel cercarne le cause.
Meditare non significa
scegliere solo le cose belle e costruirci un immaginario positivo (che cadrebbe
rovinosamente alla prima difficoltà portandoci alla disperazione), ma significa
puntare l'attenzione su ogni cosa, bella o brutta che sia. Se soffriamo, ci
conviene entrare profondamente nel dolore, e cercare di capirne le cause.
Dobbiamo guardarlo da vicino, senza tentativi di addolcimento.
Il vero metodo per
superarlo è l'attenzione concentrata, non la rimozione. Vediamo troppe persone
naufragare nell'alcool, nelle droghe, nel sesso, nel conformismo o nelle fedi
religiose. Si spengono a poco a poco, si suicidano volontariamente... tutto pur
di non guardare in faccia la realtà della loro sofferenza.
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