venerdì 1 marzo 2019

La vera ricerca spirituale


In meditazione cerchiamo qualcosa che non possiamo – e che non dobbiamo -  definire. Se lo chiamiamo Sé, Divino, anima, Trascendenza, ecc., rischiamo di avere un'entità "cosificata" che non serve alla nostra evoluzione. Se per esempio parlo di anima, ma non riesco a farne esperienza concretamente, resta un concetto, lettera morta.
       Ma è bene che non sia definibile. Se ci fosse la parola esatta, sarebbe un oggetto fra gli altri. E invece deve essere un centro di consapevolezza che fa da testimone a tutto ciò che avviene. Ciò che è definito, infatti, è de-finito, è morto, è un prodotto e un oggetto della mente - e la mente è sempre rappresentazione e interpretazione.
       Ciò che cerchiamo è piuttosto una via o un'esperienza che al momento intuiamo, ma non abbiamo. È come parlare di amore a chi non è mai stato innamorato. L'unica cosa certa è che dobbiamo cercare "in noi", in quanto deve essere una nostra esperienza personale.
       Ecco perché non ha senso definirsi cristiani, musulmani, ebrei, buddhisti, ecc. Ciò presuppone che ci sia una via o una verità che sia preconfezionata e valida per tutti. Ma non è così. Ciò che cerchiamo è qualcosa che non può essere né precostituito né insegnato, ma solo esperito, vissuto. Anzi, l'unica condizione per trovarlo, è avere la mente sgombra da pregiudizi e quindi da fedi.
       Quando il Buddha dice: "Parlate a agite con mente pura", intende dire: "Parlate e agite con mente libera da preconcetti". E lo stesso affermano Gesù o i taoisti quando ci spingono a recuperare la mente dei bambini, la mente dei principianti, priva di ideologie.
       La premessa dunque per la nostra esperienza è lasciar cadere tutto ciò che ci è stato inculcato, tutte le idee e i principi che ci sono stati insegnati. Avere una mente libera e vuota, aperta e ricettiva.
       Anche la vecchia idea che Dio abbia parlato soltanto a pochi privilegiati deve essere abbandonata. Dio parla a tutti. Il problema è che nessuno ascolta. Tutti sono occupati a parlare, a pensare e a desiderare. Quindi c'è un gran rumore nella loro testa. E, in quel rumore, non si può ascoltare. Se non si ascoltano gli altri, figuriamoci la Trascendenza!
       Un po' di meditazione, di ascolto e di silenzio mentale dovrebbe essere la base di ogni autentica religiosità.


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