Poiché la meditazione è un
metodo per uscire dal controllo mentale e ritrovare un immediato e fresco
rapporto con la realtà, ogni esperienza di intensa felicità (per esempio di
amore, di sesso, di bellezza o di contemplazione della natura) diventa una
dimostrazione che il meglio della vita si presenta quando si mette da parte
l'attività mentale di interpretazione e ci si connette senza mediazioni con le
cose. Quando infatti siamo innamorati, facciamo sesso o contempliamo la
bellezza in tutte le sue forme, naturali e umane, possiamo osservare che si
sospende, anche se per pochi attimi, la comune attività mentale e il senso
stesso dell'ego. In questi casi, ci dimentichiamo di noi stessi, trascendiamo
l'io e tendiamo ad un'esperienza di unione con l'oggetto di contemplazione.
Sono queste esperienze che ci dicono che c'è una possibilità di trascendere la
mente egoica e di mirare direttamente alla realtà.
Ma non tutto è gioia. Anche certe esperienza di intensa
sofferenza (di incidenti, di malattie improvvise, di tradimenti, di morte di
persone care, ecc.) hanno il potere di infrangere i sogni della mente, il suo
facile ottimismo e soprattutto la convinzione che il mondo sia prevedibile e
amichevole e che ci sia un Dio Buono che veglia su tutto. I maestri zen ogni
tanto danno delle bastonate sulla spalla dei discepoli più ottusi... tanto per
risvegliarli dal potere illusionistico della mente. Anche il dolore, dunque,
può essere un fondamentale strumento di illuminazione.
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