Il
buddhismo ci spinge ad uscire dal ciclo delle nascite e delle morti e ci fa
immaginare un grandioso sistema di universi o di piani di realtà su cui
possiamo transitare, avanzando o retrocedendo in base a come ci comportiamo.
Questo può essere vero, ed è comunque una bella metafora.
Ma, nel frattempo, noi ci dobbiamo occupare del quotidiano - ed
anche qui scopriamo che ci sono continuamente momenti in cui ci sentiamo vivi e
momenti in cui ci sentiamo morti, momenti in cui siamo pieni di energia e
momenti in cui siamo pieni di sconforto, momenti di speranza e momenti di
delusione, momenti di pace e momenti di guerra, momenti di attrazione e momenti
di avversione, momenti di lucidità e momenti di confusione, momenti di vivacità
e momenti di noia, eccetera eccetera; insomma l'esistenza è un continuo morire
e rinascere, qui o chissà dove, un continuo alternarsi di piaceri e di
sofferenze, di alti e di bassi, nonché uno spostarsi di dimensioni, di piani,
di mondi.
Mille volte moriamo, mille volte rinasciamo.
Questa è la vita - ci diciamo. Ed è vero: il nostro è un mondo di
cambiamenti e di contrasti costanti. Però è possibile trascendere il proprio
limitato punto di vista, guardando le cose con distacco e raggiungendo una
visione più ampia e più profonda delle cose. Questo non eliminerà i
cambiamenti, ma ci darà la possibilità di dare ad essi una direzione, un senso
e una coerenza che ci porteranno a migliorare la qualità della nostra vita e ad
allargare la nostra comprensione.
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